“Dopo i fortissimi aumenti registrati nel 2023, anche nel 2024 prosegue la corsa degli alimentari, con i prezzi al dettaglio del comparto che segnano un aumento medio annuo del +2,4%, confermando i tanti allarmi lanciati negli ultimi mesi da Assoutenti, sui quali chiederemo un approfondimento a Mister Prezzi”. Lo afferma il presidente Gabriele Melluso intervenendo sui dati resi noti oggi dall’Istat. Si conferma l’andamento “drammatico” dei listini alimentari che a fronte di una inflazione media dell’1% hanno registrato rialzi del +2,4% nel corso dell’ultimo anno, pari ad una maggiore spesa da +219 euro in media per una famiglia con due figli – analizza Assoutenti – Nell’ultimo mese il burro è rincarato del 20% rispetto all’anno precedente, il cioccolato del 9%, il caffè del +14,9%, il cacao del 12%, solo per citare gli incrementi più pesanti. Un andamento che risente dei forti cambiamenti climatici in atto e della crisi delle materie prime, che viene scaricata sui consumatori finali. “Dopo gli aumenti del 2023 ci si attendeva finalmente un calo dei prezzi al dettaglio che purtroppo non c’è stato – afferma il presidente Melluso – Al contrario nel comparto degli alimentari si assiste ad un trend in sensibile crescita che sta modificando le abitudini delle famiglie e che deve portare il governo ad adottare misure immediate per contrastare l’aumento dei listini in settori primari come quello di cibi e bevande”. L’inflazione annuale nella zona euro è aumentata per il terzo mese consecutivo, raggiungendo il 2,4% a dicembre, ha comunicato Eurostat. Un dato preliminare in linea con le previsioni degli economisti. L’inflazione di base si è attestata invece al 2,7% per il quarto mese consecutivo, mentre l’inflazione dei servizi è cresciuta al 4% dal 3,9%. Ma “questo non impedirà alla Bce di tagliare ulteriormente i tassi di interesse”, ha affermato Jack Allen-Reynolds, vice capo economista della zona euro presso Capital Economics, intervistato dalla Cnbc. “L’alto livello di inflazione dei servizi è dovuto in parte a effetti temporanei che dovrebbero svanire quest’anno”. Diverso il discorso in Italia. Secondo le stime preliminari dell’Istat, l’inflazione in Italia si conferma stabile con un incremento mensile dello 0,1% e un aumento annuo dell’1,3%, in linea con i dati di novembre. Tuttavia, sebbene l’inflazione resti contenuta rispetto ai tassi elevati del 2023, i dati mostrano segnali di persistenza in alcuni settori, in particolare nei beni alimentari. Nel corso del 2024, l’inflazione ha comunque registrato un forte rallentamento scendendo al +1% dal +5,7% del 2023. Questa frenata è stata in gran parte il risultato di una significativa discesa dei prezzi dell’energia, -10,1%, rispetto a un +1,2% nell’anno precedente. La dinamica dei prezzi alimentari è invece rimasta ancora sostenuta, con un incremento del 2,3% rispetto al +9,8% del 2023. Nel dettaglio, l’inflazione di fondo (cioè quella al netto dei beni energetici e alimentari freschi) ha registrato un +2%, in frenata rispetto al 5,1% dell’anno precedente. Questo dato indica una certa stabilità, ma riflette anche andamenti contrastanti nei vari settori. I prezzi degli alimentari non lavorati, ad esempio, hanno rallentato la loro crescita, passando dal +3,8% al +2,5%, mentre i beni durevoli hanno visto una flessione più marcata, passando da -1,3% a -1,9%. Tuttavia, non si può ignorare che, nel comparto alimentare, i prezzi dei prodotti di consumo quotidiano sono aumentati considerevolmente. Ad esempio, nel mese di dicembre, il burro è aumentato del 20% rispetto all’anno precedente, mentre il cioccolato è salito del 9% e il caffè ha visto un incremento del 14,9%. Anche il comparto energetico ha registrato dinamiche contrastanti. Scrive l’Istat: “I prezzi dell’energia elettrica nel mercato libero” rallentano il calo “da -13,2% a -12,0% con +0,4% da novembre. Al contrario, i prezzi del gas di città e gas naturale mercato libero accentuano la loro flessione (da -2,5% a -3,1%; -0,1% su base mensile)”, si legge nella nota diffusa da Istat. “Per quanto concerne la componente regolamentata, l’accelerazione tendenziale dei prezzi (da +7,4% a +11,9%; +0,8% sul mese) è essenzialmente influenzata dal rilevante aumento del ritmo di crescita a perimetro annuo del gas di città e gas naturale mercato tutelato (da +18,9% a +28,8%; +1,3% l’aumento mensile). I prezzi dell’energia elettrica mercato tutelato, invece, continuano a rimanere stabili (a -7,8%; nullo il congiunturale)”, sottolinea l’istituto di statistica. L’aumento dei prezzi energetici, sebbene contenuto rispetto ai picchi del 2022, potrebbe comunque avere impatti significativi sull’inflazione del 2025. Secondo le stime di Confesercenti, se i prezzi dei beni energetici dovessero risalire, l’inflazione potrebbe salire al +2,2% nel 2025. Una prospettiva che solleva preoccupazioni per le famiglie, le quali potrebbero trovarsi a dover affrontare ulteriori aumenti dei costi senza poterli compensare adeguatamente attraverso i rinnovi contrattuali. E le imprese, in particolare quelle che dipendono dal mercato interno, potrebbero anch’esse risentire di questi incrementi, con ripercussioni sulla spesa. Nel 2025 “ci sarà un incremento probabilmente del 9-10%” delle bollette dell’energia ma molto “dipende da quanto una persona consuma e da come va la situazione”. La previsione è del presidente dell’Arera (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente), Stefano Besseghini, che assicura che per il gas sia per gli approvvigionamenti sia per gli stoccaggi “siamo messi bene” in Italia. Le scorte sono quasi al 78% (a 155,86 TWh), ha detto il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto rassicurando che sono in grado di coprire la domanda. Nonostante in calo rispetto agli ultimi due anni, sono anche superiori a quelle dell’Ue scese sotto la soglia del 70%. “Nessun problema di sicurezza del gas per i Paesi membri sull’approvvigionamento del gas”, assicura la Commissione europea precisando che le riserve “restano superiori alla media dei livelli prebellici”. Nel giorno in cui il prezzo del metano ripiega sul mercato di Amsterdam con i future con scadenza a febbraio che scendono sotto i 48 euro al megawattora, il titolare del Mase rileva che si può “lavorare per mantenere al di sotto dei 50 euro il prezzo del gas” e che “non dobbiamo cadere in quella che è la spirale che ha portato l’Europa due anni fa a quei valori che erano inimmaginabili prima, ma ancora oggi impensabili” cioè 350 euro a megawattora. E’ comunque un timore che “al momento, da parte europea, non c’è” mentre “la sfida” è avere un prezzo di acquisto più basso perché bisogna ricostituire le riserve da marzo-aprile per il prossimo inverno. Piuttosto, ha osservato Pichetto, il disaccoppiamento del prezzo del gas da quello dell’elettricità “è la grande battaglia europea” pur riconoscendo che “bisogna mettere d’accordo tutti i paesi europei”, e “non tutti hanno gli stessi interessi”. Quindi “bisogna riuscire a trovare un punto d’accordo per cambiare a livello europeo il meccanismo” ha aggiunto.
CRONACA
13 gennaio 2025
Dal gas agli alimenti aumento dei prezzi: l’ira dei consumatori