Castellammare. All’interno della scuola Catello Salvati solo qualche docente aveva maturato il sospetto che potesse esserci un rapporto troppo amicale tra l’insegnante di sostegno di Meta, ora in carcere, e alcuni alunni. Nulla, tuttavia, che lasciasse presagire alle pesanti accuse di violenza sessuale, minacce, corruzione di minore e induzione al compimento di atti sessuali. E’ quanto emerge dagli atti dell’inchiesta, dalle testimonianze e dalle interviste rilasciate in questi giorni dal personale scolastico. L’insegnante di sostegno di Meta che ora è in carcere, a Benevento, con l’accusa di aver abusato di un alunno e di aver indotto al compimento di atti sessuali altri sei alunni, era stata segnalata per una merenda consumata sul balcone dell’istituto insieme a uno studente, piuttosto che per non aver vigilato a dovere su due ragazzi nel corso di una gita o aver suggerito qualche risposta durante i compiti in classe. Una docente, in realtà, ha raccontato agli inquirenti che l’anno scorso disse ai genitori di due alunni che era sbagliato vedere nell’insegnante di sostegno il loro punto di riferimento all’interno della classe. Che la trentasettenne di Meta di Sorrento avesse un rapporto un po’ troppo amicale con gli alunni lo ammette lei stessa in un audio registrato subito dopo l’aggressione a scuola lo scorso novembre: «Mi ritrovo nei guai per essere stata amica dei ragazzini, non è reato averli su Instagram», dice l’insegnante mentre racconta la vicenda a un dipendente della scuola Salvati. Tra i professori c’è anche chi ha raccontato di aver sentito alcuni ragazzini parlare tra loro, subito dopo la sospensione di due alunni sollecitata proprio dall’insegnante di sostegno, manifestando l’intenzione di far perdere il posto alla docente. Tutti elementi che sono al vaglio della Procura della Repubblica di Torre Annunziata, che sta lavorando per fare piena luce su una vicenda che ha ancora parecchie cose da chiarire. A cominciare da cosa fosse la “Saletta”, quando e come veniva utilizzata, perché in alcuni racconti dei ragazzini vittime degli abusi viene dichiarato addirittura che i video dal contenuto pornografico venissero proiettati sulle Lim (lavagne interattive multimediali) presenti all’interno delle classi o del laboratorio di informatica. Possibile che nessuno si sia accorto di nulla? «Avendo la responsabilità del plesso io giravo per le aule, non ho mai visto la docente in nessuna stanzetta, non ho neanche capito quale sia l’aula. Abbiamo una sala computer, ma i bidelli non hanno mai visto nessuno, perciò, noi siamo basiti da ciò che sta uscendo fuori», ha dichiarato alla trasmissione Storie Italiane, nella giornata di ieri, l’ex coordinatrice del plesso, Teresa Esposito. «La collega non sembrava una persona così come descrivono i giornali e non poteva avere una chat con gli studenti senza permesso. È venuta qui l’anno scorso come supplente, è stata ben accettata dalle mamme, anzi le hanno regalato fiori e una delle mamme ha scritto anche una relazione in cui diceva che voleva la docente vicino al figlio mandando via un collega che era lì da anni. Come potevamo avere il sospetto che non lavorasse bene? Nemmeno le mamme, che seguono i figli a casa, hanno avuto sentore», ha concluso la professoressa Esposito.
CRONACA
18 gennaio 2025
Castellammare. Prof arrestata per violenza sessuale, il mistero della “Saletta”