Secondo gli studiosi della Scuola di Medicina dell’Università del Colorado i consumatori abituali di cannabis sono soggetti ad una attività cerebrale, dunque con disturbi per la memoria. Gli scienziati hanno esaminato gli effetti su oltre mille soggetti di età compresa tra 22 e 36 anni. Gli esperti hanno esaminato la risposta neurale dei partecipanti durante una sessione di risonanza magnetica chiedendo ai volontari di completare sette compiti cognitivi per testare la memoria di lavoro, la ricompensa, l’emozione, il linguaggio, le capacità motorie.
«L’uso di cannabis – si legge nello studio – continua a crescere a livello globale, per cui studiarne gli effetti sulla salute umana è sempre più importante. E’ fondamentale ottenere un quadro completo dei suoi effetti e dei suoi benefici, il che permette alle persone di prendere decisioni informate relative al suo utilizzo». Ebbene, stando a quanto emerge dall’indagine, il 63% dei consumatori abituali mostra una ridotta attività cerebrale durante i compiti che valutavano la memoria di lavoro.
Un uso eccessivo di cannabis insomma sembra ridurre l’attività cerebrale in alcune aree del cervello, in particolare corteccia prefrontale dorsolaterale, corteccia prefrontale dorsomediale e insula anteriore. Queste aree, aggiungono gli esperti, sono coinvolte in importanti funzioni cognitive come il processo decisionale, la memoria, l’attenzione e l’elaborazione delle emozioni. L’impatto e’ stato pero’ meno significativo per gli altri compiti.