Altro che spritz e mojito. Oggi, a dominare gli aperitivi più fotografati della Campania, non sono più i cocktail colorati dal sapore internazionale, ma i calici di Falanghina, Aglianico e Piedirosso, scelti, raccontati e celebrati dalla generazione under 40. È la rivincita del vino campano nella sua forma più autentica, quella che sa parlare ai giovani attraverso il linguaggio dell’esperienza, del territorio e del racconto visivo.

Il trend che sta rivoluzionando le abitudini di consumo in Campania racconta che nel 2024 il consumo di vino tra i Millennials è cresciuto del 12%. Un segnale forte che racconta molto più di una semplice moda: parla di un ritorno alla terra, di un gusto che si fa cultura, di una generazione in cerca di autenticità. Ma i Millennials non si accontentano: vogliono sapere da dove viene quel vino, chi lo produce, come viene raccontato.

Ecco perché a spopolare non sono solo le etichette più rinomate, ma anche le cantine indipendenti, spesso a conduzione familiare, capaci di comunicare valori, cura e storie attraverso ogni bottiglia. Tra quelle più amate c’è la Falanghina, regina indiscussa dei bianchi: fresca, accessibile, versatile, è percepita come un vino genderless, perfetto tanto per un brindisi informale quanto per una cena elegante. Al suo fianco, l’Aglianico, forte e strutturato, conquista per la sua identità marcata, quasi a rappresentare una Campania fiera e radicata. Due vini diversi, ma complementari, che incarnano perfettamente il dualismo della generazione che li consuma: spontanea e consapevole, raffinata ma autentica.

Ma perché i giovani scelgono il vino? Non solo per il gusto. Lo scelgono perché il vino è diventato un’esperienza da vivere e condividere. Le degustazioni in vigna, gli aperitivi al tramonto con vista Vesuvio o sul mare di Sorrento, i tour nei weekend nelle cantine del Cilento o dell’Irpinia non sono solo attività enoturistiche: sono momenti da raccontare. Bottiglie dal design curato, etichette che sembrano opere grafiche, e calici che diventano oggetti di culto da immortalare in ogni selfie. Questa estetica è accompagnata da una nuova consapevolezza: bere bene, bere meno, bere meglio.

I Millennials si allontanano dall’idea di alcol come sballo e abbracciano quella di consumo responsabile e culturale. Ogni bicchiere è un rito, ogni sorso è un viaggio tra colline, suoli vulcanici, brezze marine e storie antiche. Se dovessimo disegnare una mappa dei vini campani preferiti dai giovani, partiremmo da Benevento, terra della Falanghina del Sannio DOC, un vino bianco che seduce con la sua leggerezza e versatilità, ideale per accompagnare sushi, finger food o piatti della tradizione rivisitati. Poi si andrebbe in Irpinia, cuore vinicolo dell’entroterra campano, con due fuoriclasse: il Greco di Tufo e il Fiano di Avellino. Vini eleganti, complessi, perfetti per chi vuole distinguersi, fare una figura ricercata e sorprendere i palati più esigenti.

Sul versante costiero, nei Campi Flegrei, emerge il Piedirosso, un rosso leggero ma intrigante, apprezzato anche da chi normalmente non beve vini rossi. È il vino che “piace anche a lei”, dicono con tono ironico alcuni sommelier, perché ha sapore, ma non pesa. Infine, il Cilento, terra di bellezza incontaminata e di vitigni autoctoni riscoperti: qui il vino si intreccia con paesaggi mozzafiato, tramonti su colline di ulivi e piccoli borghi dal fascino antico. È la meta enoturistica più in crescita, scelta per picnic gourmet, cene in vigna e slow tourism.