Pimonte. Non si ferma l’inchiesta sulla scomparsa di Carmine Zurlo, sparito nel nulla a metà marzo del 2022 da Varano, zona al confine tra Castellammare di Stabia e Gragnano. Lo scorso autunno la Direzione Distrettuale Antimafia partenopea, che sta indagando sul caso, ha depositato gli atti di indagine sul caso al gip del tribunale di Napoli. Si tratta di un elemento importante che da una parte certifica come le attività di indagine stiano proseguendo, e dall’altra che gli 007 potrebbero aver trovato degli elementi utili al caso e probabilmente messo nel mirino dei potenziali colpevoli del sequestro e del più che probabile omicidio. Essendo un’attività investigativa che riguarda contesti mafiosi, e trattandosi di un omicidio, sull’inchiesta vige il segreto istruttorio e quindi non è possibile conoscere se gli atti depositati siano per ottenere una misura cautelare per un possibile, o possibili indagati, o per ottenere una nuova proroga di indagine. Quello che è certo è che l’inchiesta continua ad andare avanti, nonostante le difficoltà evidenti. L’ipotesi più accreditata, e quella che l’Antimafia sta seguendo sin dal momento della scomparsa, è quella di un caso di «Lupara bianca». Secondo gli investigatori Zurlo è stato sequestrato, ammazzato e il suo corpo fatto sparire nel nulla. Del giovane, all’epoca 29enne, si sono perse le tracce nella giornata del 14 marzo 2022. Quel giorno sarebbe dovuto andare a prendere la fidanzata, da cui aspettava un figlio e aveva chiesto di sposare da poco, all’università ma senza mai arrivare a destinazione. L’ultima volta fu avvistato con alcuni amici in un bar. Dopo, a bordo della sua Renault Twingo nera, si diresse nella sua abitazione, a Castellammare nella zona di Varano, per poi uscire nuovamente. Non si sa se Carmine avrebbe dovuto incontrare qualcuno. In ogni caso, due giorni dopo la sparizione, la sua macchina, senza nessun segno ematico, fu ritrovata nei pressi di una struttura ricettiva abbandonata a Varano. Le indagini di ricerca si precipitarono immediatamente tra i Monti Lattari. I carabinieri, con ogni mezzo a disposizione, pattugliarono la zona di Gragnano, Agerola, Pimonte e Sorrento, senza trovare tracce. Da lì in poi le indagini finirono sulla scrivania dalla Dda di Napoli che sin da subito ha seguito la strada della «lupara bianca». Anche i familiari più stretti, la madre, Giuseppina Di Martino, e la sorella, sono consapevoli che il ragazzo, con molta probabilità, è stato ammazzato, ma da ormai 3 anni lanciano appelli alle istituzioni affinché il caso non venga dimenticato. Forse Carmine sarà venuto a conoscenza di qualcosa di estremamente pericoloso, oppure avrà pestato i piedi a qualcuno. Due considerazioni che comunque non hanno ancora una risposta. La Dda, in ogni caso, si è concentrata nel ricostruire il passato del 29enne. Il padre, Giovanni Zurlo, fu ammazzato il 18 novembre 1995 in un conflitto a fuoco con la polizia, in un casolare di Pimonte dove si nascondeva insieme ai latitanti Giacomo Avitabile e soprattutto a Pasquale Afeltra, uno dei killer più spietati al soldo di Umberto Mario Imparato in guerra con il clan D’Alessandro. Carmine Zurlo inveceaveva precedenti per droga e rapina ed era considerato vicino al clan degli Afeltra, una delle cosche egemoni dei Monti Lattari. Dinamiche però da cui si sarebbe allontanato con la decisione di cambiare vita.
CRONACA
11 maggio 2025
Pimonte. Carmine Zurlo: l’Antimafia deposita gli atti al Gip, l’inchiesta non si ferma