Un’Italia a mille all’ora per raggiungere l’obiettivo Mondiale. Gennaro Gattuso indica la strada che gli azzurri dovranno percorrere per centrare la qualificazione al torneo iridato del 2026, complicatasi dopo la sconfitta in Scandinavia con la Norvegia costata la panchina a Luciano Spalletti. Nella conferenza stampa all’hotel Parco dei principi a Roma, a metà tra villa Borghese, e la sede federale di via Allegri, il neo ct si presenta con le idee chiare, affiancato dal presidente della Figc, Gabriele Gravina, e dal capo delegazione della nazionale Gianluigi Buffon, che con ‘Ringhio’ ha sollevato la coppa del 2006 ed è risultato decisivo nella scelta di Gattuso dopo il no di Claudio Ranieri. Proprio sulla trattativa con l’attuale senior advisor della Roma, Gravina chiarisce: “C’è stata un’idea e c’è stato un incontro nel massimo rispetto” ma “prima di sentirlo avevamo già avviato un percorso su un progetto alternativo per non farci trovare impreparati. Non c’erano le condizioni per andare oltre per una scelta reciproca”. “Parlare di rifiuto”, argomenta il numero uno della Federcalcio, “significa andare oltre”. Che alla fine è caduta su Gattuso: “Ha qualità, detereminazione e soprattutto il desiderio di realizzare qualcosa di grande per l’azzurro e per il nostro Paese”, spiega Gravina, “ha risposto senza esitazione alla chiamata azzurra, come faceva da calciatore. Sono rimasto colpito dal suo anteporre il noi all’io. Ha lanciato messaggi molto chiari con un entusiasmo straripante”. Gattuso riconosce le difficoltà del momento azzurro, l’incubo di un terzo fallimento consecutivo nella corsa al Mondiale, ma non si tira indietro: “Nella vita non c’è nulla di facile – esordisce – c’è tanto da lavorare. I calciatori ci sono ma vanno messi nelle condizioni di fare il massimo”. L’obiettivo? Manco a dirlo: “Riportare l’Italia ai mondiali. Per noi, per il nostro calcio è fondamentale”. Il suo metodo di lavoro sarà prima mentale che tattico, perché c’è un gruppo da rivificare e, forse, ricostruire. “C’è da lavorare, da andare in giro, parlare con i calciatori, entrare nella loro testa e riuscire a trasmettere cose positive”. E richiama quella “alchimia nello spogliatoio” creata da Marcello Lippi prima del trionfo di Berlino. “Spero di fare quel che ha fatto Marcello – afferma – vedere i giocatori che vengono a Coverciano e stanno bene”. E l’impegno dovrà essere massimo: “I miei giocatori dovranno andare a mille all’ora, sanno che si devono allenare e quando sono in campo lavorare col massimo impegno”. Già, il campo: metro di giudizio inappellabile anche per le convocazioni. Gattuso dice di averne già sentiti 35, tra cui Federico Chiesa: “Gli ho detto di trovare una sistemazione per giocare con continuità. Se convocherò i calciatori non chiamati ultimamente da Spalletti? Bisogna far parlare il campo, se le cose sono state fatte bene le porte della nazionale sono aperte”. E sulla gestione dei calciatori che lamentano guai fisici al momento della chiamata in azzurro detta la linea: “Non credo ci siano giocatori che rifiutano la Nazionale – osserva – chi viene anche se avrà un problemino deve cercare di restare a Coverciano. Abbiamo tutto per gestire i giocatori lì. Se vogliamo essere credibili e non creare delle scuse o un precedente, chi è convocato in Nazionale sta a Coverciano come ai miei tempi. Poi se non riusciamo a guarire il giocatore, allora torna al club di appartenenza”. Quanto alle perplessità del presidente del Senato, Ignazio La Russa, secondo cui i simboli del nostro calcio “sono altri” rispetto a Gattuso, il neo Ct preferisce non dare adito alle polemiche: “Spero di fargli cambiare idea”, commenta. Buffon segue la conferenza col zelo dello scrivano, attento ad appuntare ogni passaggio. Ma quando arriva il suo momento mette il timbro sulla scelta, rivendicandone la bontà e rifiutando luoghi comuni sui rischi di un’Italia tutto cuore e poco gioco: “Rino ha ha un tratto distintivo dominante, la sua natura è essere generoso, determinato, combattivo, ma è un signore che allena da 12 anni, ha fatto esperienza in tutta Europa, quindi ha sentito il desiderio di migliorarsi e di evolversi. Quando mettiamo un’etichetta a qualcuno significa che non vogliamo approfondire cos’è una persona, conoscerla”, rimarca. Inevitabile una domanda sull’addio di Spalletti. Gravina definisce l’esonero dell’ex ct una decisione “lacerante. Con Luciano ho avuto un rapporto splendido, è una persona meravigliosa”. Chiusi conti col passato, il nuovo corso può finalmente iniziare, nel segno di un’Italia che ora non potrà più fallire.
SPORT
19 giugno 2025
Gattuso: «Voglio un’Italia a mille all’ora. Dobbiamo andare al Mondiale»