Uno studio sulle città per renderle resilienti alle ondate di calore
AGREEN
4 luglio 2025
Uno studio sulle città per renderle resilienti alle ondate di calore
metropolisweb

Aree verdi, maggiore tutela di quartieri che con il caldo sono anche a rischio sanitario per anziani e bimbi, grandi piazze non ‘tutelate’ dal caldo. Sono questi alcuni dei temi che sono stati analizzati dall’Università Federico II di Napoli nel gruppo di ricerca di Tecnica e Pianificazione Urbanistica del Dipartimento di ingegneria Civile, Edile e Ambientale dell’ateneo diNapoli. Il gruppo di ricercatori da alcuni anni studia le sfide poste dal cambiamento climatico in ambito urbano. In particolare, all’interno di un Progetto finanziato con fondi PNRR, che coinvolge anche le Università di Cagliari e della Basilicata, sta lavorando per rendere le città più resilienti ad eventi estremi come le ondate di calore, prevedendo interventi sugli spazi urbani che riducano, nel periodo estivo, le temperature sia all’interno delle abitazioni ma soprattutto all’esterno. A tal fine, il team di ricercatori, coordinato dalla professoressa Carmela Gargiulo, ha condotto una sperimentazione su Napoli per individuare le aree della città in cui maggiormente si avvertono gli effetti delle isole di calore. Nella fase successiva ha poi definito gli interventi necessari a ridurre tali effetti e a migliorare la qualità di vita delle persone nei periodi in cui le temperature più elevate mettono a rischio la salute di abitanti e turisti della nostra città. Il lavoro di ricerca, dopo aver individuato le aree di Napoli a maggiore o minore propensione alle isole di calore, ha messo a punto un elenco di interventi edilizi e urbanistici per ridurre la temperatura in relazione alle caratteristiche di ciascuna delle aree della città più sensibili. Tra queste «le aree storiche consolidate» della città caratterizzate da un’alta densità edilizia e da una scarsa presenza di aree verdi, come i Quartieri Spagnoli. Ci sono poi le «aree vulnerabili», caratterizzate dalla presenza di una elevata percentuale di popolazione esposta al rischio sanitario in particolare per anziani e bambini, localizzate prevalentemente in aree periferiche come Scampia e Pianura. E poi sono state esaminate «le aree con grandi spazi aperti costruiti», per lo più rappresentate da ampie aree di parcheggio e grandi piazze, caratterizzati da bassa densità edilizia ed elevate percentuali di terreno impermeabile. Le caratteristiche fisiche e sociali di tali aree accrescono in estate gli effetti dell’isola di calore, aumentando la propria temperatura a valori oltre la media registrata in città.

Tra gli interventi individuati nello studio necessari ad abbassare la temperatura, che nel futuro si prevede sempre più torrida nella stagione estiva, vi sono, ad esempio, il rimboschimento urbano, la manutenzione del verde esistente, la realizzazione di laghetti artificiali, fontane a pavimento, giardini pensili e tetti verdi, passerelle coperte e ventilate di collegamento tra i servizi pubblici e le residenze. Tra i risultati più significativi della ricerca si segnalano le linee guida di supporto ai decisori pubblici, alle imprese e ai progettisti per la definizione di metodi e tecniche più idonei a dare soluzione ai problemi innescati dal cambiamento climatico. Intanto nei giorni scorsi è stata tracciata dalle associazioni ambientaliste una mappa dei posti in cui potersi riparare dal caldo estremo: si va da Villa Floridiana al parco Ventaglieri, dalla villa comunale di piazza Vittoria ai giardini di palazzo Reale, fino ai parchi Virgiliano e Troisi. Sono in tutto una trentina i rifugi climatici individuati a Napoli da Clenap (associazione attiva a Napoli dal 2011, impegnata in progetti di cittadinanza attiva, sostenibilità ambientale e innovazione sociale), che – ispirandosi alle esperienze avviate dalle amministrazioni nei comuni di Bologna e Firenze – ha realizzato la prima mappatura indipendente. «Il progetto – spiegano in una nota i promotori – nasce per offrire a cittadini e turisti uno strumento pratico per affrontare il caldo estremo in ambito urbano».

Nello specifico, la mappa individua spazi pubblici, sia all’aperto sia al chiuso, in grado di offrire sollievo durante le ondate di calore: aree verdi, biblioteche, corridoi verdi e altri luoghi con caratteristiche microclimatiche favorevoli. Il progetto è curato da Cleanap in modo indipendente, con il supporto tecnico di Nicola de Innocentis, co-fondatore dell’associazione ed esperto in tecnologie Gis (geographic information system).

Queste le principali funzionalità della mappa: consentire la visualizzazione dei rifugi climatici tramite pin interattivi; fornire una legenda con icone esplicative per tipologia di luogo; consentire la geolocalizzazione e l’indicazione del rifugio più vicino; permettere un collegamento diretto a Google Maps per la navigazione. «La mappa – proseguono dall’associazione Clenap – si inserisce nel contesto delle politiche ambientali già avviate dal Comune di Napoli a partire dal 2009 con l’adesione al Patto dei sindaci, passando per il Paes (2012, aggiornato nel 2018), l’adesione a Mayors Adapt (2014) e il riconoscimento dello stato di emergenza climatica nel 2019». I documenti tecnici del 2020 sul rischio climatico cittadino costituiscono un’importante base per la pianificazione urbana. «Questo lavoro nasce con spirito collaborativo – affermano dall’associazione – e con l’intento di integrarsi alle strategie istituzionali già in essere. Mettiamo a disposizione la nostra mappa come risorsa aperta, utile e facilmente accessibile a tutti».