Castellammare. Dito tranciato e naso rotto a un sicario per siglare la pax mafiosa
Due giovani avrebbero subito una punizione esemplare per evitare una faida. Ad uno di loro è stato anche mozzato un dito. E’ uno dei retroscena che viene fuori dall’ordinanza di custodia cautelare per cui c’è un capo di imputazione per il boss Pasquale D’Alessandro e il cugino Giovanni D’Alessandro, alias giovannone. Che tra il gruppo criminale dei Di Somma del rione di Santa Caterina al centro antico stabiese e il clan D’Alessandro corra un equilibrio di «pace» sottile è un fatto ormai assodato. C’è un episodio che per l’Antimafia ha rischiato di far scoppiare una guerra di camorra tra le due fazioni. E’ quello che vede protagonisti e vittime allo stesso tempo Gaetano Cavallaro, 27 anni, e Catello Manuel Spagnuolo, 25 anni, figlio del colonnello di Scanzano Nino «Capa storta». I due giovani in sella ad uno scooter nel maggio del 2024, da quello che emerge dall’inchiesta, avrebbero sparato in piena notte contro l’auto di un soggetto ritenuto vicino ai Di Somma mentre viaggiava a bordo della vettura in compagnia della moglie incinta. Un raid che secondo l’Antimafia sarebbe scaturito da un pestaggio subito da Spagnuolo qualche giorno prima. La diatriba avrebbe creato secondo l’Antimafia non poche fibrillazioni all’interno dell’organizzazione criminale. La vittima del raid infatti si sarebbe rivolta direttamente al boss Paolo Carolei mostrando la sua volontà di volersi vendicare del gesto. Sul come risolvere la vicenda- che è stata ricostruita attraverso alcune intercettazioni ambientali nella casa di Michele Abbruzzese che discuteva con la moglie sull’accaduto- nasce una diatriba tra Carolei e il boss Pasquale D’Alessandro che alla fine, secondo la procura, opta sulla «punizione esemplare». I due giovani, secondo la Dda, pochi giorni dopo il raid, sarebbero stati accompagnati da Giovanni D’Alessandro a Santa Caterina dove sarebbero stati pestati a sangue da un gruppo di affiliati ai Di Somma che già sapevano che tipo di punizione corporale avrebbero dovuto infliggere ai giovani. Tra queste quelle di mozzare un dito a Cavallaro. Sulla vicenda però c’è una visione discordante tra Dda e gip, con quest’ultimo che non ha ritenuto sufficienti le prove raccolte a carico di Pasquale e Giovanni D’Alessandro.


