Parte l’avventura, iniziano i Giochi di Rio. E’ la vigilia del più grande evento sportivo al Mondo, il giorno in cui iniziano i sogni e le ambizioni. Castellammare c’è, sarà in Brasile rappresentata da sette sportivi che in uno specchio d’acqua di fronte al mare e nella leggenda degli Abbaganale hanno trovato la forza di essere ancora protagonisti una generazione dopo, di quando il tempo si fermò a Seoul, nella finale del due con il 25 settembre del 1988. Giuseppe e Carmine, poi Agostino il giorno dopo, si misero la medaglia d’oro al collo e fecero parlare il mondo. La Gazzetta dello Sport titolò “Siamo tutti Abbagnale”, a dimostrazione di quanto il paese avesse seguito e gioito all’impresa dei fratelloni stabiesi. Da quel giorno non erano più sportivi, diventarono leggenda. Ben 18 anni dopo la storia del canottaggio stabiese continua, sono cambiate le regole, ma i sacrifici sono sempre gli stessi. Allenamenti duri e testa sempre sulle spalle per primeggiare in uno sport dove non si può mai mollare, neanche un solo giorno. Così, tra un trionfo e l’altro in Italia e in Europa Mario Paonessa ed Enrico D’Aniello nell’otto maschile, Livio La Padula nel quattro pesi leggeri e Giovanni Abbagnale nel senior maschile saranno protagonisti nelle acque della città carioca. Con loro, Luca Parlato, riserva della nazionale di canottaggio, con gli allenatori Antonio la Padula e Andrea Coppola.
Non è finita qui, quando le Olimpiadi lasceranno il posto alle Paralimpiadi, la città stabiese sarà rappresentata da Giuseppe Di Capua e Tommaso Schettino. Loro di polemiche, di saluti mancati del sindaco e di manifesti da leggere se ne importano ben poco e hanno un unico obiettivo: essere protagonisti a Rio. Difficile imitare la leggenda dei fratellini Abbagnale, ma i sogni a cinque cerchi non hanno mai fatto male a chi, in uno sport di sacrificio come il canottaggio, ha trovato un motivo di vita e adesso cerca la gloria.