Sono incavolati neri. Neri come il nastrino che portano al braccio in segno di lutto per una legge che definiscono «incostituzionale» su quello che oltre ad un lavoro è anche una passione, l’insegnamento. Ecco perchè non hanno alcuna intenzione di arrendersi e insieme a quel nastrino ne hanno legato un altro di colore rosso. Sono i docenti «deportati», ieri riuniti a piazza Municipio e provenienti da tutta la Campania per organizzare le prossime manifestazioni di protesta. Hanno cominciato con una fiaccolata in serata e continueranno lunedì sotto la sede dell’Usb, martedì e mercoledì sotto quelle della Regione Campania e del Comune di Napoli. A maggio hanno ricevuto una lettera che li obbligava a compilare una domanda di mobilità entro il 2 giugno, nonostante siano vincitori di concorso con un contratto a tempo indeterminato dopo anni di precariato. Un esercito di 7mila docenti in tutta la Campania, di cui circa 2mila a Napoli, che il Governo a causa di «un algoritmo che non ha funzionato ed una legge infamante», come denuncia una di loro, Filomena Napolitano, ora ha ‘sbattuto’ a migliaia di chilometri da casa. Piemonte, Emilia Romagna e Lombardia le destinazioni per chi guadagna circa 1300 euro al mese e aveva tirato un sospiro di sollievo dopo essere stato precario per una vita intera. A rimetterci non saranno soltanto loro, ma intere famiglie. Ecco perchè in piazza al loro fianco ieri c’erano figli e mariti. «Io e mia moglie – ha raccontato Francesco Finelli – abbiamo tre figli, tra cui una bambina di tre anni. Io non ho alcuna possibilità di trasferirmi a Lodi dove è stata mandata. Le spese per una casa al Nord sono insostenibili». Già perchè, quelle sono a loro carico. (continua nell’edizione di oggi)
POLITICA
20 agosto 2016
Napoli. Oltre 7mila docenti campani “deportati”: una legge “incostituzionale”