Fu vittima del “triumvirato” della camorra vesuviana: condannati mandanti ed esecutori dell’omicidio di Aurelio Venditto, l’affiliato dei cosiddetti “Bicchierini” ucciso tra i vicoli della Provolera il 28 febbraio 1999. I Chierchia di Torre ordinarono, i Birra di Ercolano eseguirono la missione di morte. Trent’anni di carcere per Alfonso Chierchia, boss torrese dei Fransuà, riconosciuto come mandante della spedizione ordinata nell’epoca in cui gli storici clan torresi Gionta e Chierchia erano alleati con i Birra di Ercolano. Trent’anni anche a Salvatore Di Dato, dei Birra, condannato come esecutore materiale del delitto insieme a Franco Sannino, nipote e figlioccio del boss Giovanni Birra, che ha incassato 14 anni data la sua decisione di collaborare con la giustizia. Stessa pena anche per l’altro pentito coinvolto nell’omicidio Aldo Del Lavale. E’ il verdetto emesso ieri dal gup Paola Russo del Tribunale di Napoli che ha accolto il disegno accusatorio prospettato dalla Dda di Napoli, nel corso dell’inchiesta condotta dall’allora sostituto procuratore Pierpaolo Filippelli (ora procuratore aggiunto a Torre Annunziata) e durante il processo con rito abbreviato dal pm Sergio Ferrigno. Ci sono voluti 16 anni e il contributo di cinque pentiti per arrivare a individuare i responsabili di quell’omicidio avvenuto nel pieno della faida tra il cartello Gionta-Chierchia-Birra e i Limelli-Vangone, ai quali il gruppo dei “Bicchierini” era legato. Gli arresti per questo omicidio, infatti, scattarono nel luglio 2015. Dopo poco piu’ di un anno, complice la scelta di essere giudicati con rito abbreviato, è arrivata la sentenza di primo grado. Per i collaboratori di giustizia Aldo Del Lavale, Michele Luppo, Gerardo Sannino, Ciro Savino e Agostino Scarrone tutti un tempo legati ai clan Chierchia e Birra- Venditto sarebbe stato ucciso dalla cosca di Ercolano per volere dei “Fransuà”. Obiettivo: punirlo per la sua partecipazione all’omicidio di un parente dei fratelli Chierchia ma anche frenare l’ascesa criminale del clan che stava mettendo le mani su business dello spaccio nel centro storico di Torre Annunziata. Ad emettere la sentenza di morte, Alfonso Chierchia, il boss dei Fransuà che appena tre mesi fa si era dato alla latitanza sfruttando un permesso premio che gli era stato concesso dall’8 al 13 giugno. E’ stato arrestato agli inizi di luglio. La notizia della nuova condanna gli è arrivata da detenuto in carcere. Nell’agguato contro Venditto – secondo quanto riferito dal pentito Del Lavale – sarebbe dovuto morire anche il boss dei Gionta Umberto Onda che, però, non si presentò all’appuntamento con Chierchia.
CRONACA
16 settembre 2016
Torre Annunziata. Omicidio Venditto: Chierchia ordinò, i Birra uccisero