Morto sedici giorni dopo le coltellate del padre. Giuseppe Napodano, 40 anni, alias Peppe l’avvocato, non ce l’ha fatta: è spirato ieri all’ospedale di Caserta dove era stato ricoverato nel reparto di Rianimazione a causa delle gravi ferite riportate nella notte tra sabato 3 e domenica 4 settembre. Non ha mai ripreso pienamente conoscenza. In queste ore sarà eseguita l’autopsia a Caserta e solo successivamente la salma sarà restituita alla famiglia per la celebrazione dei funerali. L’autopsia è un atto dovuto e il cui esito appare scontato: Giuseppe Napodano è morto 16 giorni dopo le ferite da arma da taglio riportate al basso ventre e alla scapola nello scontro con il genitore, avvenuto nella piazzetta del Savorito, rione dove entrambi vivevano. Improbabile, per non dire impossibile, immaginare una causa diversa per spiegare tecnicamente il suo decesso. Si aggrava così la posizione di suo padre, il 61enne Antonio Napodano, che ha ammesso davanti alla polizia di avere ferito il figlio al culmine di una furibonda lite familiare nata per un motivo che agli occhi di un estraneo appare davvero futile: la mancata partecipazione di Antonio alla cerimonia per la prima comunione della figlia di Giuseppe. Episodio che, inserito in un contesto familiare pieno di contrasti, è stato considerato un’offesa. Giuseppe era figlio di primo letto di Antonio, che si era costruito un’altra famiglia. I rapporti tra i due nuclei familiari non sarebbero mai stati buoni. Il padre Antonio ha raccontato di essere stato aggredito per primo dal figlio. L’uomo è tutt’ora a piede libero. E’ comunque scontato che ora nei suoi confronti l’accusa non sia più di tentato omicidio, ma di omicidio.
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