La salma di Nunzio Scarica è bloccata in Spagna. Il corpo del giovane 26enne – trovato morto in un dirupo di Montesserat a Barcellona il 13 settembre e la cui morte resta ancora avvolta dal mistero – non potrà, almeno per ora, essere rimpatriata. Lo ha deciso la polizia spagnola che, nonostante la forzatura dei legali della famiglia Scarica e nonostante fossero stati appunto i poliziotti spagnoli a sentenziare la morte con un suicidio, ora, non concedono le autorizzazioni al rimpatrio. C’è qualcosa che frena l’intera vicenda e che avvolge ancora di più il caso dal mistero. L’ipotesi di suicidio era stata confermata e data come unico movente dopo la scomparsa del giovane, giudicato più volte un ragazzo tranquillo e senza alcun grillo per la testa, ma ora si fa largo l’ipotesi che quello che poteva sembrare un suicidio perfetto forse non lo è. La polizia spagnola ha infatti avviato un’indagine parallela alla magistratura torrese. Nunzio Scarica forse non sarebbe partito da solo e probabilmente il fatto che non avesse con sé un bagaglio e fosse uscito di casa senza comunicare il suo viaggio, era perché nello stesso arco della giornata in cui si è allontanato aveva pensato di rincasare. Un viaggio di andata e ritorno di poche ore ma che invece poi si è trasformato nel suo appuntamento con la morte. Per la polizia spagnola Nunzio si potrebbe essere allontanato ma non da solo e lo scopo di quel viaggio era probabilmente dettato da un incontro che il 26enne avrebbe dovuto avere con qualcuno. Ma con chi? E per discutere di cosa? E perché la polizia spagnola continua a non dare il via libera al rimpatrio?
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