C’è chi indossa gli stivali e con i secchi toglie l’acqua che ha allagato le cantine. Chi, come un’anziana, lo fa attraverso un mini-sistema di pompaggio. «Ci sono voluti quattro giorni», spiega un uomo che mostra i danni causati dal maltempo. Castellammare di Stabia, rione Savorito, i soliti prefabbricati che ospitano i terremotati del 1980, i soliti problemi. Con l’aggravante che il tempo passa e i segni si vedono tutti sulle pareti delle cantine ormai colme d’umidità, allargate e con crepe da far paura, sia all’interno che all’esterno delle strutture. La paura di possibili crolli è forte, si avverte, ma viene quasi esorcizzata con tecniche rudimentali, come può essere un fil di ferro o una corda che tiene fermo un balcone ormai staccato dal muro e pronto a venire giù.I prefabbricati che ospitano le 117 famiglie sfollate dopo il terremoto del 1980 hanno compiuto 30 anni. Ma di candeline ne avrebbero do-vute spegnere al massimo 10, come d’agibilità certificata. La mancata ricostruzione postterremoto, il fallimento del bando da 67 milioni di euro per l’Housing sociale e quello ormai definitivo per il Contratto di Quartiere da 17 milioni, sembrano aver tolto ogni speranza di poter un giorno uscire da quei prefrabbicati.
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