NOCERA INFERIORE/PAGANI – Fanny era un nome d’arte. Finto. Come la passione che lei metteva nel “lavoro” imposto dal marito, ora sotto inchiesta e sotto processo, a rispondere di violenza sessuale, riduzione in schiavitù e lesioni. Era costretta ad esibirsi come ballerina, a partecipare a scambi con altre coppie, mentre il materiale video girato dal marito arrivava sul web, sotto gli occhi di appassionati e pervertiti. Eppure in questo malsano rapporto non mancavano gelosie. «Quando vidi che Susy abbracciò mio marito, ebbi una reazione di repulsione, lo colpii con uno schiaffo. Tornando dal nightclub, per tutto il viaggio mio marito mi picchiò selvaggiamente perché gli avevo fatto fare una brutta figura mettendogli le mani addosso davanti a persone che da poco avevamo conosciuto».
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