Castellammare. «Prendo la circum, così evito il traffico delle festività natalizie». Francesca, 30 anni, libera professionista, giovedì sera decide di spostarsi da Castellammare a Torre del Greco in treno ma quel viaggio, 14 fermate per un tragitto di circa venti minuti, si trasforma in un incubo. «Sono arrivata alla stazione centrale di Castellammare alle 18.30», spiega la trentenne stabiese, «ho spesso letto di ragazzini che devastano le stazioni ma non mi ero mai trovata faccia a faccia con loro».
A Piazza Unità d’Italia iniziano primi problemi. Da una porta laterale spuntano quattro ragazzini: «Avranno avuto 12-13 anni ma erano spavaldi e sfacciati». La baby gang inizia a urlare: «Cercavano di riprodurre i suoni di un rapporto sessuale». La trentenne si nasconde dietro una delle colonne della stazione. «C’era un altro signore nell’atrio, mi ha guardata sconcertato», continua Francesca, «era una situazione surreale. Un branco di selvaggi fuori controllo che, dopo i gesti e i versi osceni, ha iniziato a usare il passamani delle scale a mo’ di scivolo». Erano i padroni della stazione. Agivano indisturbati: «Si divertono a incutere timore. E l’addetto alla biglietteria, nel suo gabbiotto, fingeva di non vedere. Col cuore in gola, ho superato i tornelli».
Il treno è arrivato con pochi minuti di ritardo: «Quasi un miracolo visti i racconti quotidiani dei miei colleghi pendolari. Mi sono seduta in uno dei primi vagoni». Due fermate così vicine, eppure così piene di insidie. «A Torre Annunziata è salito un ragazzo, faccia pulita. Si è seduto di fronte a me», racconta la professionista, «ero distratta a guardare il cellulare, quando nel rifletto del finestrino mi accorgo di qualcosa di strano». Il giovane inizia a toccarsi: «Con una mano si strofinava sul jeans, il gesto era inequivocabile». «Mi sono guardata attorno, non c’era il controllore. Qualche sedile più in là c’era qualche venditore ambulante. Non sapevo se chiedere aiuto o fingere indifferenza».
Le sei restanti fermate diventano interminabili. «Quando ho letto “Torre del Greco” sono corsa fuori dal treno», le porte si aprono, «una liberazione». Alla professionista stavolta è andata bene: «Ho toccato con mano quanto le denunce sul degrado della circum sono fin troppo misurate rispetto alla situazione reale, non metterò mai più piede su uno di quei vagoni infernali».