Fino a qualche anno fa a Ercolano – come nella Napoli violenta di oggi – i bilanci sulla camorra si facevano mettendo in fila i nomi dei morti ammazzati e delle vittime innocenti. A 6 anni dall’ultimo agguato mortale, nella città degli scavi i numeri non più sono scritti con il sangue, ma con l’orgoglio. Le cifre non nascondono cadaveri, ma ergastoli. E i dati non raccontano la furia spietata dei clan, ma il loro inesorabile declino.
Il “modello” Ercolano – quello della città anti-camorra studiato in ogni angolo del pianeta – è tutto nei numeri. Le cifre che inchiodano ai margini della geografia criminale ciò che resta delle cosche. Dei clan che per anni hanno seminato morte e terrore nelle strade.
Il 2016, in questo senso, è stato l’annus horribilis per boss, assassini e capoclan. Padrini, soldati, esattori e fiancheggiatori. Pusher, corrieri, spacciatori e camorristi in gonnella.
E’ stato l’anno in cui la camorra, sotto al Vesuvio, ha dovuto ingoiare i bocconi più amari, incassando sentenze definitive di condanna per millenni di carcere. Sono state arrestate le donne dei boss, gli ultimi irriducibili. Sono stati sepolti sotto una marea di ergastoli i padrini che hanno orchestrato una delle faide più violente e sanguinarie della storia della malavita.
I NUMERI. Le cifre messe insieme dal lavoro dei magistrati dell’Antimafia e dalle forze dell’ordine che nell’ombra rischiano la vita, parlano da sole. I carabinieri di Torre del Greco ed Ercolano, assieme alla Dda, hanno arrestato – dal 2009 ad oggi – la bellezza di 500 camorristi. Un esercito che ha dettato legge per 20 anni imponendo il racket a tutta la città e uccidendo nel silenzio. L’anno che si è appena chiuso, però, è stato soprattutto l’anno delle stangate per i killer della guerra tra i clan Birra-Iacomino e Ascione-Papale. Le due cosche – assieme ai clan alleati – sono state coinvolte in 38 inchieste negli ultimi 5 anni – tutte messe in piedi dall’ex pm dell’Antimafia, Pierpaolo Filippelli – che hanno consentito di svelare 38 dei 60 omicidi della guerra di camorra. Delitti per i quali – nei vari gradi di giudizio – sono stati distribuiti 44 ergastoli, di cui 20 già diventati definitivi con sentenze della Cassazione. Il record-man è Stefano Zeno, boss dei Birra che di condanne al carcere a vita ne ha portate a casa 10 (di cui 2 definitive). In tutto sono 120 i killer e i boss arrestati grazie alle indagini e alle parole dei 40 pentiti che fanno di Ercolano la “patria” degli ergastolani e dei collaboratori di giustizia. Poi ancora la mazzata a ogni tipo di riorganizzazione, con i 20 boss finiti al carcere duro.
LE DONNE BOSS. Il 2016 è stato anche l’anno in cui sono finite dietro le sbarre le “signore” della camorra. Le donne che avrebbero prima spalleggiato padri e mariti per poi sostituirli alla guida dei clan dopo l’arresto. Come nel caso di Immacolata Adamo, moglie del boss defunto Raffaele Ascione, che è finita in manette in quanto accusata di aver amministrato e gestito, in prima persona, la cosca che porta il nome di suo marito. Dalla cassa del clan agli ordini di morte, passando per la scelta delle linee strategiche. Nei mesi precedenti vennero arrestate anche le figlie di Luigi Papale, altro boss recluso al 41 bis che avrebbe utilizzato le sue donne per ricostruire il clan dei “siciliani”.
L’ANNO ZERO. I numeri dicono che a Ercolano la camorra è quasi sparita. Ma la crisi e l’assenza di lavoro – specie nei vicoli dimenticati – hanno portato alla nascita di micro-bande di spacciatori di cocaina e marijuana che spesso usano anche i ragazzini come corrieri. Disuguaglianze nelle quali si “rinforza” ciò che resta della malavita, perché gli arresti e il lavoro di poche associazioni, da soli, non bastano. Il 2017 è l’anno zero della camorra. Ma è anche una sfida per Ercolano. La città senza boss dove i bilanci non si fanno più contando i morti ammazzati.