«L’inceneritore, più piccolo di quello di Acerra, doveva sorgere a Torre Annunziata, nei pressi della litoranea, ai confini con lo svincolo autostradale. Ricordo ancora quei giorni, dall’idea al progetto, poi la rivolta ed infine il silenzio». E’ il dottor Antonio Marfella, dell’Istituto nazionale per lo studio e la cura dei tumori della fondazione G. Pascale, a svelare un retroscena inquietante. Lo fa durante un convegno al Bartolo Longo a Pompei, vomita numeri, statistiche e soprattutto la rabbia di chi, ogni giorno, è costretto a fare i conti con una realtà fatta di tumori, inquinamento e di un indice di mortalità che aumenta di ore in ore e tutto sotto l’impotenza dei cittadini e soprattutto con l’indifferenza delle istituzioni. Marfella ricorda i giorni dell’emergenza rifiuti dal 2008: ripercorre quelle immagini che violentarono interi territori del vesuviano e della stessa Napoli. Distese di discariche che per mesi hanno occupato strade, riversati davanti alle scuole, agli ospedali. «L’inceneritore che sarebbe sorto nella zona litoranea avrebbe garantito così lo smaltimento dei rifiuti di zona, una cosa assurda, impensabile». «E’ di questi giorni – spiega ancora Marfella – la notizia dell’approvazione del Piano rifiuti in Regione Campania e forse, l’unica cosa buona fatta dal governatore Vincenzo De Luca, è non voler più gli inceneritore in Campania, altrimenti anche Torre oggi si troverebbe ad ospitare l’inceneritore». Marfella sa bene che non si possono cancellare le immagini di un territorio vesuviano mortificato, sventrato da discariche e che oggi trascina ancora gli effetti di una cattiva gestione. «Realizzare un inceneritore a Torre, su appena sette chilometri di territorio sarebbe stata l’ennesima violenza alla nostra città, alla nostra Campania invece di chiedersi dove vanno a finire i rifiuti ospedalieri che ancora oggi non sappiamo dove e in che modo vengono smaltiti, di fare i conti con quei dati raccapriccianti». E poi aggiunge: «Anche Torre Annunziata ha un porto e sapete che è uno dei principali generatori di polveri sottili?». Insomma un retroscena che consegna una cartolina di una città che nel frattempo conta già i suoi morti e non solo per la questione rifiuti: solo nel rione di Rovigliano, dove insiste il fiume Sarno, decine i morti in pochi mesi mentre l’aumento di tumori continua a crescere. E ancora: il traffico marittimo che non viene controllato, rioni storici diventati pattumiere, aree industriali dismesse di via Terragneta trasformate in ricovero di barche dismesse e centro di amianto che marcisce. «Ho paura di due cose- conclude Marfella- del silenzio e delle bugie e ho il timore che quello che oggi non viene notato diventerà la nostra condanna a morte, il silenzio uccide più di tutto e tutti». o
CRONACA
6 gennaio 2017
Un inceneritore a Torre Annunziata, la verità sul progetto stile Acerra: doveva sorgere al porto