Portici. Uno stradone grigio a pochi passi dal centro di Portici, formato da un agglomerato di case popolari che ospitano centinaia di famiglie, tra vecchie abitazioni in cemento e amianto, costruite dopo il terremoto del 70 per ospitare gli sfollati.
Un soluzione abitativa temporanea, o almeno così sarebbe dovuto essere. La vita all’inferno, trascorre nel degrado più totale e le istituzioni sembrano essersi dimenticate dei bambini costretti a vivere tra tossicodipendenti, immondizia e delinquenza.
Appena si varca la soglia del plesso abitativo c’è un piazzale posto tra gli ex alloggi dei terremotati, dove tra siringhe e rifiuti, i bambini, quotidianamente trasformano i detriti in porte da calcetto e giocano, come se fosse la cosa più normale del mondo e, in effetti lo sarebbe.
Mentre poco più distante c’è una bambina che avrà al massimo 8 anni, senza la presenza dei genitori gioca con il lulla op, con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia, è capace di radiare una felicità tra degrado e abbandono, che se non fosse per gli schizzi di sangue di un recente pestaggio che dipingono le mura di una casa a due passi dalla bimba, sarebbe quasi in grado di cancellare il marcio di quella terra desolata e dimenticata. Mentre i ruderi, allargati abusivamente dalle famiglie che li hanno occupati per anni diventano i rifugi perfetti per giocare a nascondino, durante la sera e nelle prime ore pomeridiane i tossici consumano ogni tipo di sostanza stupefacente, sprezzanti della presenza dei bambini a due passi da loro. I luoghi comuni utilizzati da bambini e residenti sono invasi da siringhe ancora sporche di sangue, aghi e lacci emostatici, così come le mura e i pavimenti. Assenti le forze dell’ordine e le istituzioni, la routine di via Dalbono resta sempre uguale: la vita di chi ci vive continua tra carcasse di motorini rubatati, auto abbandonate e tracce della presenza di tossicodipendenti in ogni angolo. . Perché non c’è solo il degrado e l’abbandono, ma anche un problema all’impianto fognario, rientrante nelle priorità dei tanto attesi lavori di riqualificazione, che però non sono mai stati eseguiti. I pozzi neri della zona sono sempre intasati e la puzza e il fetore fanno da cornice a quello, che già è uno scenario a dir poco degradante. Nel tempo, però, via Dalbono – per decenni piazza di spaccio gestita dai clan camorristici locali -, qualche passo in vanti lo ha fatto, infatti, dalla vendita al dettaglio della droga all’ombra dei palazzoni, alle rapine e furti, ora la situazione sembrerebbe essersi stabilita, in uno stallo che però continua a rappresentare per i residenti una discesa all’inferno.