Torre del Greco. La scorsa settimana aveva incontrato i suoi familiari per il tradizionale colloquio. Scuro in volto, avrebbe raccontato le difficoltà del regime carcerario legate – in particolare – a compagni di cella non propriamente “socievoli”.
Non a caso, Vincenzo Panariello – 38 anni, detenuto da ottobre del 2016 – aveva chiesto e ottenuto il trasferimento in un differente padiglione della casa circondariale di Poggioreale. Un trasferimento arrivato tardi, quando qualcosa si era già spezzato nella testa del trentottenne: l’uomo è stato, infatti, ritrovato morto all’interno del bagno della sua cella. Impiccato con un lenzuolo.
A dare l’allarme sono stati due detenuti, ma – all’arrivo degli agenti della polizia penitenziaria – il trentottenne era già senza vita. Il cadavere dell’uomo – sposato e padre di tre figli – è stato trasferito all’obitorio del secondo policlinico di Napoli, dove sarà effettuata l’autopsia per fare piena luce sull’ennesima tragedia tra le quattro mura del carcere di Poggioreale.
La notizia della morte di Vincenzo Panariello è stata comunicata ai familiari intorno alle 12: i parenti del trentottenne si sono fiondati a Napoli per provare a capire cosa potesse avere convinto il trentottenne di via Libertà Italiana – arrestato nell’ambito dell’inchiesta capace di smantellare la holding dello spaccio guidata dal king of narcos Maurizio Garofalo – al gesto estremo.
La vittima era finita dietro le sbarre a ottobre del 2016 e a gennaio del 2017 era stata rinviata a giudizio con l’accusa di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti per conto del “colonnello” di vico Abolitomonte.
Una nuova mazzata per Vincenzo Panariello, già alle prese con le difficili relazioni con i compagni di cella. Di qui, la rabbia dei familiari: «Non si sarebbe mai tolto la vita, evidentemente era stato tormentato. Vogliamo venga fatta chiarezza sulla sua morte».
Il sospetto è che l’uomo possa essere stato in qualche modo “istigato” al suicidio da eventuali maltrattamenti dei compagni di cella. Un sospetto che potrebbe essere confermato o meno dall’autopsia disposta dal pubblico ministero di turno per fare piena luce sull’ennesima tragedia registrata in una casa circondariale che oggi ospita circa duemila detenuti.
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