Ercolano. Il destino di centinaia di vittime innocenti – uomini e donne uccisi o sfregiati a vita dai killer di mafia, ‘ndrangheta e camorra – finisce nelle mani della Corte di Giustizia Europea. Dopo aver condannato l’Italia per il mancato rispetto delle direttive comunitarie sugli indennizzi alle vittime di reati violenti, i giudici della Corte con sede in Lussemburgo dovranno esprimersi su una questione tanto delicata quanto spinosa: la possibilità di riconoscere un risarcimento alle vittime innocenti delle guerra tra clan, anche se per la giustizia i colpevoli non sono mai stati trovati.
Nel fascicolo che nei prossimi giorni verrà inviato ai giudici della Corte di Giustizia Europea c’è una storia che somiglia a tante altre. E’ la storia di Ivano Perrone, un ragazzo di 30 anni al quale i sicari della camorra hanno portato via per sempre un pezzo di cervello. Ivano venne colpito da un proiettile vagante che gli perforò il cranio, mentre stava prendendo il caffè nel bar sotto casa, a Ercolano. I killer – dicono i pentiti – dovevano uccidere il fratello di un boss del clan rivale. Venne trasportato in ospedale in elicottero e se oggi è ancora vivo è solo per un miracolo, come hanno ripetuto anche i medici ai suoi familiari. Da quel 29 gennaio del 2009, la vita di Ivano è cambiata per sempre. Quel colpo alla testa non lo ha ucciso, ma gli è costato un’emiparesi all’emisfero sinistro. Non può più muovere il suo braccio e non riesce più a distinguere le emozioni. Ecco, la camorra a Ivano ha portato via i sentimenti.
Appena due anni fa, nel febbraio del 2015, fu aperto uno squarcio di speranza nella vita di Ivano. Un’inchiesta portò all’arresto di killer e boss che avrebbero messo in atto l’agguato nel quale fu ferito il giovane residente in vico Ascione, traversa a due passi dal Municipio. Per i pentiti, per i carabinieri che hanno svolto le indagini, per l’Antimafia e anche per i giudici Ivano è innocente al di là di ogni dubbio. Ma per esserlo sulla carta – questo dice la legge italiana – serve la condanna dei responsabili.
Sembra la fine di un incubo, è solo l’inizio di un altro calvario. Il processo si arena. L’uomo indicato dai collaboratori di giustizia come il killer che quel giorno ferì per sbaglio Ivano decide di pentirsi. Ammette di aver partecipato a numerosi omicidi, ma ripete: «Ho ucciso tante persone, ma non ho sparato io a Ivano». E’ una doccia gelata per la famiglia del giovane. Per quell’agguato vengono assolti tutti: pentiti, boss e affiliati finiti a processo. La storia di Ivano – dopo 8 anni di calvario – si chiude senza colpevoli.
E oggi, nonostante le prove raccolte, il ragazzo di vico Ascione non può accedere al fondo delle vittime innocenti. Per la legge italiana serve una condanna, un colpevole. Altrimenti si resta nel limbo. A causa di quell’agguato, però, Ivano ha perso tutto. E oggi vive con una pensione d’invalidità da 750 euro: soldi che servono appena a coprire le spese mediche quotidiane.
Una storia come tante altre che ha spinto l’avvocato civilista Vincenzo Piccolo a mettere insieme un ricorso da inviare alla Corte di Giustizia Europea, l’ultima speranza per chi – come Ivano – aspetta ancora la sua giustizia.
«Il caso di Ivano è simile a tanti altri – ripete l’avvocato Piccolo – Abbiamo fatto richiesta di accesso al fondo delle vittime innocenti anche alla Prefettura, ma non c’è stato nulla da fare. I carabinieri, i pentiti e tutti quelli che hanno testimoniato al processo hanno ribadito l’assoluta estraneità alle logiche criminali di Perrone. E’ innocente, punto. E credo sia giusto che gli venga riconosciuto questo status anche se i colpevoli non sono stati trovati. Un diritto che spetta a Ivano e a tutti gli innocenti che hanno pagato un prezzo altissimo alla criminalità organizzata».
A ottobre del 2016, la Corte di Giustizia Europea si era già espressa contro l’Italia, accusata di non essersi adeguata alla normativa Ue per gli indennizzi alle vittime di reati violenti anche nei casi in cui non sia stato trovato il colpevole.
Il ricorso – fa sapere l’avvocato – verrà presentato nei prossimi giorni. A quel fascicolo sono legate le speranze di Ivano. Ma anche delle centinaia di vittime innocenti che da decenni aspettano una meritata giustizia.