Castellammare. Tutti i nodi al pettine. Inizia la settimana di fuoco del sindaco Pannullo. La sua maggioranza divisa in mille rivoli. Uno contro l’altro: i delusi delle nomine Oiv ora puntano il dito contro chi invece ha fatto incetta di incarichi, il presidente del consiglio Eduardo Melisse si avvia verso l’addio al Pd, una larga maggioranza del centrosinistra non ha gradito la visita solitaria di Rosario Cuomo a Vincenzo De Luca assieme all’assessore Giulia D’Auria, il piano di zona non è passato per il consiglio comunale. Ce n’è per tutti i gusti.
Tutti temi che approderanno in una esplosiva riunione di maggioranza. Al sindaco è già stato chiesto un vertice a stretto giro e oggi si dovrebbe fissare la data di un faccia a faccia tra consiglieri di maggioranza.
Il momento non è dei migliori soprattutto per il caso di mister PayPal. Il Pd ha ormai deciso di annullare le 140 tessere che fanno capo a Eduardo Melisse. Lo stesso presidente del consiglio comunale lancia accuse al Partito Democratico ritenendosi vittima di un complotto.
Non è da meno la questione del piano sociale di zona. A sorpresa non è passata per il congresso cittadino, ma è stato avallato soltanto dalla Regione Campania. Sotto accusa finiscono Antonio Alfano e il suo assessore Carla Di Maio. La resa dei conti con il Partito Democratico sarà uno degli assi portanti della prossima riunione di maggioranza.
Per non parlare della corsa solitaria di Rosario Cuomo da Vincenzo De Luca, accompagnato da Michele Sanzone e addirittura dall’assessore ai lavori pubblici Giulia D’Auria. In Regione sono stati per parlare di questioni istituzionali senza coinvolgere l’amministrazione o almeno questa è l’accusa mossa dalla maggioranza, anche attraverso un comunicato di Iovino, Elefante e Giordano (vedi pezzo in pagina).
Il sindaco Pannullo si trova costretto a mediare e barcamenarsi tra i mille rivoli di una maggioranza sempre meno omogenea. Ma la resa dei conti è vicina e coincide anche con il consiglio comunale su Terme, già rinviato una volta, ufficialmente per un difetto di notifica, ufficiosamente per i problemi politici già elencati.