La farsa prevede un annuncio dopo un pomeriggio di finta suspance. E alla fine tutti fanno finta di gioire. Di Maio compreso, che già sa tutto da settimane. «Luigi Di Maio candidato premier e leader movimento con con 30.936 voti. Cioè un plebiscito. Al secondo la prima dei sette nani, la senatrice Elena Fattori con appena 3.596 voti. Così, giusto per far finta che si è trattata di una contesa. Solo poche centinaia di voti per gli altri sei nani: Vincenzo Cicchetti (274), Andrea Davide Frallicciardi (268), Gianmarco Novi (543), Marco Zordan (373), Nadia Piseddu (1410) e Domenico Ispirato (102). Il copione di Rimini prevedeva anche l’incontro tra Di Maio e i dissidenti capeggiati da Roberto Fico, due leader napoletani che di fatti si sono divisi le candidature. Il primo a Roma, il secondo a Napoli, quando arriverà il suo momento. Il faccia a faccia è arrivato prima dell’annuncio dei voti, nel backstage del palco. Poi Fico ha parlato con Davide Casaleggio e poi ha visto anche Beppe Grillo. Aveva chiesto che il leader del Movimento fosse diverso dal candidato premier, ma si sà, nei Cinque stelle la democrazia certe volte è una favoletta nella quale credono in pochi, nonostante i sondaggi elettorali incoraggianti. Lui, il ragazzo di Pomigliano che alle elezioni comunali nella sua città rastrellò solo la miseria di 40 preferenze o poco più impugna il microfono quando è già sera. «Il nostro sarà il governo della riscossa degli italiani. Formeremo una squadra della quale essere orgogliosi. Alle prossime elezioni politiche gli italiani dovranno scegliere tra vivere e sopravvivere». Parla a slogan il vicepresidente della Camera (ci è arrivato a soli 26 anni), per non sbagliare. Come gli è già successo più volte. «La responsabilità che mi avete affidato è grande ma tutti insieme ce la possiamo fare perchè noi siamo il M5S e non dobbiamo mai dimenticarlo. Porterò avanti il mio ruolo con disciplina e onore», aggiunge. Luigi Di Maio sfida Renzi e gli altri big della politica italiana, ammesso che di big si possa parlare. E’ l’uomo sul quale Beppe Grillo e Davide Casaleggio hanno puntato il tutto per tutto per provare la scalata al governo. Figlio di un dirigente di Alleanza Nazionale, Di Maio passa dai siti web al Movimento del vaffa. Non era un “grillino” della prima ora, eppure ha scalato velocemente la pirami de interna. La fiducia di Casaleggio lo salva anche dalla bufera di Roma. Di Maio era a conoscenza delle indagini nei confronti di Paola Muraro ma non aveva informato il M5S. Su Di Maio parte un fitto fuoco amico, ma il frontman riesce a uscirne, scusandosi anche con gli iscritti in una serata a Nettuno, l’ultima del Direttorio. Mentre Di Maio incassa gli applausi, Fico scuote la testa. Però stringe i pugni e rompe il silenzio: «Non lascio il Movimento», dice ai cronisti. «Sono contento di stare qui con gli attivisti e con chi partecipa: c’e’ un grande affetto che mi commuove sempre». Roberto Fico, già ieri sera, ha strappato garanzie elettorali su Napoli.
CRONACA
24 settembre 2017
Di Maio, grande farsa È il candidato premier