Un sole forte illumina la cupola imponente di quella chiesa restaurata e dimenticata. A Civita Giuliana, in via Parrelle, una piccola stradina di campagna che conduce alla cappelletta della Madonna dell’Arco, gli unici rumori che rompono il silenzio sono l’abbaiare di un cane e le chiacchiere di un’anziana del posto, che fa rigorosamente il segno della croce non appena suonano le campane del Santuario. «E’ chiusa da un po’ – dice rammaricata – eppure i soldi per rimetterla in piedi sono arrivati e i lavori sono stati completati da tempo».
Nella zona periferica di Pompei, in un luogo che fa da cerniera tra gli Scavi, il centro antico e l’area rurale, si respira un’aria di pace. Un posto magnifico, un piccolo paradiso terrestre che adesso il Comune è pronto a rivalutare anche per la felicità di quella donna che aspetta con ansia di poter risentire la santa messa.
La storia
Il monumento è stato uno dei primi insediamenti religiosi della città di Pompei, custode della sua memoria storica ed archeologica, anteriore alla sua stessa fondazione perché proprio qui furono fatte le prime scoperte della città antica.
Dopo circa cinquant’anni, la ristrutturazione ha portato alla luce la bellezza della cappella gentilizia della metà dell’800, ritornata ad essere meta di visitatori e pellegrini. Fondata nel 1830, la chiesa è stata inaugurata nel 1837, quattro anni prima la nascita di Bartolo Longo. Fu una famiglia di Boscoreale a donare la chiesa consacrata al Santuario, nel 1962. Ma dal 1980, anno del terremoto, la struttura è stata chiusa e mai più riaperta.
Tre le fasi di costruzione del monumento: la sagrestia, denominata dell’Annunziata, antecedente al 1830; la cappella, anni 1830-37, con tanto di ampliamento (probabilmente la prima navata); l’abside del 1858-1861, parte conclusiva della navata centrale o dei due bracci del transetto. La chiesa presenta un assetto centrico, tipico dell’archeologia neoclassica, costruita con tufo e pietra lavica.
La rinascita
La cappella ottocentesca è ritornata a brillare nel 2015, in seguito al protocollo d’intesa firmato dal Comune e dal Santuario che ha avviato la riqualificazione della struttura con fondi regionali, per un importo complessivo di circa due milioni di euro. Con l’accordo tra le parti, il Santuario ha ceduto in comodato d’uso la chiesa al Comune di Pompei. Al di là della convenzione, nella cappella sarebbero dovute essere garantite le attività religiose. Il parroco, però, non è stato ancora individuato. Sarà necessario un secondo accordo tra Santuario e Comune per stabilire come procedere.
Gli interventi, intanto, hanno permesso di recuperare il luogo, il manufatto e gli spazi esterni degli antichi pompeiani. Sono stati recuperati anche gli intonaci e le cortine murarie, così come gli affreschi, riportati fedelmente.
Il progetto
Nonostante i lavori siano stati ultimati nel 2015, con tanto di pagamento agli aventi diritto tramite tre acconti della Regione Campania, la chiesa risulta ancora chiusa. Qualcosa, però, potrebbe muoversi a breve. E’ prevista una festa per l’arrivo del quadro della Madonna dell’Arco, ma non è stata ancora definita la data. Intanto, la nuova amministrazione di Pompei pare sia pronta a sfruttare gli spazi esterni per avviare una nuova aria polifunzionale, così come previsto e studiato nel progetto “PompeinRete”. Il sistema è finalizzato al miglioramento della fruibilità e della conoscenza delle stesse risorse interessate, e di tutto quanto insistente sul territorio nella logica di un sistema culturale. L’idea è mantenere in vita il progetto che potrebbe avviare – nello spazio adiacente alla chiesa dove è presenta una tensostruttura – attività culturali e ricreative. Secondo rumors, il Comune avrebbe già fatto anche un primo sopralluogo. Lo stesso sindaco Amitrano, a margine dell’annuncio dell’Ufficio Unesco, ha affermato che «oltre gli Scavi abbiamo risorse economiche e turistiche che vanno rivalutate. Per non dimenticare che Pompei moderna ha anche luoghi che vanno riscoperti. Come Civita Giuliana, ad esempio, e la sua splendida Chiesa Della Madonna dell’Arco».