«Ero andato nel suo bar per chiedergli altro tempo per pagare i debiti. Lui mi disse che non c’erano problemi. Poi però mi seguì mentre stavo andando a prendere l’auto e mi sparò sotto al ginocchio sinistro». Si ferma il tempo nell’aula “Giancarlo Siani” del tribunale di Torre Annunziata, quando A.M., ex imprenditore 48enne di Pompei, comincia a parlare. Quella che racconta ai giudici è una brutta storia di usura, minacce e agguati. E’ la storia di un uomo messo in ginocchio dalla crisi, abbandonato dalle banche e finito nella rete degli strozzini.
«Tutto è cominciato nel 2008 – le parole della vittima che ieri ha testimoniato in aula – Gestivo una ditta che si occupava dell’installazione di sistemi idraulici. L’azienda ha iniziato a soffrire. Le banche hanno chiuso i conti e sono stato costretto a rivolgermi a Filippo». Il “Filippo” in questione è Filippo Cascone, un commerciante di 58 anni di Pompei imputato in questo processo assieme ad altre 4 persone. Per questa vicenda Cascone venne arrestato nell’aprile del 2012, pochi giorni dopo quel raid armato. Le forze dell’ordine lo bloccarono in ospedale dove era ricoverato per problemi cardiaci.