La produzione di “Gomorra” – la serie tv ispirata ai racconti di Roberto Saviano – pagò il pizzo al boss Francesco Gallo per l’affitto di “casa Savastano”. Lo ha stabilito il giudice monocratico del tribunale di Torre Annunziata, Gabriella Ambrosino, che ieri pomeriggio ha condannato a sei mesi di reclusione per favoreggiamento personale – con pena sospesa – Gennaro Aquino, il location manager. Assolto invece il responsabile di produzione Gianluca Arcopinto.
Prima della sentenza, però, il pubblico ministero Maria Benincasa ha chiesto – alla luce delle dichiarazioni spontanee rese da Aquino martedì pomeriggio – di trasmettere gli atti in Procura e valutare la possibilità di procedere – con l’accusa di falsa testimonianza – nei confronti dei vertici della casa di produzione. Nel mirino le posizioni di Maurizio Tini, Riccardo Tozzi e Giovanni Stabilini. I tre rischiano tutti di finire a processo per aver affermato che la casa di produzione non era informata sul pagamento dei fondi neri alla famiglia del boss Gallo. Una tesi opposta rispetto alle dichiarazioni di Aquino e al contenuto del lungo memoriale letto in aula assieme alle mail arrivategli dalla produzione. Messaggi che – a dire di Aquino – dimostrerebbero che fu proprio la Cattleya a far arrivare i soldi che vennero usati per pagare la tangente al boss del rione Penniniello.