Torre del Greco/Ercolano. Si chiude con otto condanne per complessivi 52 anni di carcere l’ultimo processo ai signori del racket di Ercolano e Torre del Greco. L’ennesima storica sentenza capace di inchiodare boss e fiancheggiatori dei clan Birra-Iacomino e Ascione-Papale è firmata dal giudice per le udienze preliminari Paola Cervo del tribunale di Napoli. Il gup, accogliendo praticamente in toto le richieste del pubblico ministero della direzione distrettuale antimafia Sergio Ferrigno ha distribuito condanne che vanno dai 5 agli 8 anni per gli imputati che hanno scelto di essere giudicati con la formula del rito abbreviato. Sono tutti accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Le condanne
Le pene più pesanti (otto anni) sono state inflitte a Stefano Zeno, il boss pluri-ergastolano del clan Birra-Iacomino che assieme a Giovanni Birra guidò la cosca negli anni della guerra di camorra contro gli Ascione-Papale. Stessa pena per Ciro Uliano, alias ciù ciù, braccio destro dei boss della Cuparella e rappresentante di punta dei Birra. Ha incassato 7 anni e 8 mesi, invece, Ciro Stavolo, uomo della cosca di corso Resina. E’ di 7 anni, invece, la condanna incassata da Vincenzo Spagnuolo, il killer del clan Ascione-Papale che nel novembre del 2009 uccise Salvatore Barbaro, vittima innocente della faida tra cosche. A seguire i 6 anni e 4 mesi per Ciro Guida e Pasquale Ascione, quest’ultimo è il figlio di Raffaele ‘o luongo, il padrino fondatore del clan con base e interessi anche a Torre del Greco. Le pene più miti sono toccate ai due pentiti: Antonio Birra, collaboratore di giustizia e fratello del super boss Giovanni Birra, dovrà scontare 5 anni e 4 mesi di reclusione. Mentre Simone Borrelli, altro uomo dei Birra, è stato condannato a 4 anni e 8 mesi.
L’inchiesta
Il processo trae origine da un’indagine messa in piedi dai carabinieri di Torre del Greco e coordinata dall’ex pubblico ministero dell’Antimafia, Pierpaolo Filippelli. Un’inchiesta dettagliata e meticolosa, capace di ricostruire dieci anni di minacce ed estorsioni, grazie anche al coraggio degli imprenditori che hanno deciso di ribellarsi alla camorra. Denuncia su denuncia, le forze dell’ordine hanno messo in moto le indagini che hanno travolto il gotha della camorra vesuviana. Un vero e proprio “Tornado” – il nome dell’inchiesta – capace di spazzare via i vertici dei due clan protagonisti di una delle più sanguinarie guerre di camorra. Al centro dell’operazioni le testimonianze di 5 imprenditori edili costretti a pagare il 2% su ogni appalto agli esattori dei due clan. Una morsa infernale che ad aprile del 2017 ha portato all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.