Torre del Greco. Il verdetto era praticamente scritto. Perché né il dirigente comunale al personale né il segretario generale dell’ente di palazzo Baronale erano riusciti a scacciare tutte le ombre allungate dalle indagini condotte dagli agenti di polizia municipale sul «funzionamento» dell’ufficio elettorale del municipio. Così, alla fine, il gup Giovanni De Angelis del tribunale di Torre Annunziata ha accolto la richiesta del pm titolare dell’inchiesta sullo scandalo-assenteismo all’ufficio Ced e ordinato il processo per i 13 impiegati accusati a vario titolo di truffa aggravata e falso ideologico».
Il procedimento giudiziario
Il processo ai fannulloni dell’ufficio elettorale si aprirà a fine aprile davanti al giudice monocratico Valeria Campanile del tribunale di Torre Annunziata. Chiamato a fare luce su tutti i capi d’imputazione costruiti sulla scorta delle indagini condotte dai caschi bianchi agli ordini del comandante Salvatore Visone a cavallo tra l’aprile del 2014 e il ballottaggio per la carica di sindaco tra Ciro Borriello e Loredana Raia del giugno 2014. Giorni frenetici per gli «specialisti» dell’ufficio elettorale, finiti nel mirino della polizia municipale dopo la presentazione di un esposto anonimo in cui venivano descritte le cattive abitudini degli impiegati degli uffici situati negli ex Molini Meridionali Marzoli. Dal semplice caffè al bar durante l’orario di lavoro al salto al supermercato durante il trasferimento tra le varie sedi del Comune fino ai rientri posticipati al termine della pausa pranzo: cattive abitudini costate prima l’iscrizione nel registro degli indagati e ora il rinvio a giudizio a Giovanni Accardo – il responsabile dell’Irt, già salito in varie occasioni agli «onori» delle cronache – Ciro Belfiore, Mario Colamarino e Palmerino Colamarino, Catello Genovino, Pasquale Magliacane – noto per le frequenti esternazioni social relative ai «comportamenti» dei politici locali – Amalia Corigliano, Carmelo Molinari, il super-esperto Vincenzo Palomba – già passato per le forche caudine di un processo, concluso con l’assoluzione in Appello e un maxi-risarcimento per i danni provocati dall’ingiusta detenzione – Pasquale Pelella, Giulia Sorrentino e Raffaele Todisco. A chiudere l’elenco degli imputati, il funzionario Antonio Imparato: secondo la procura, avrebbe falsamente certificato di avere confrontato il lavoro svolto dagli impiegati dell’ufficio Ced, mentre in realtà i fogli di presenza in servizio dei due giorni incriminati non sarebbero mai stati compilati.
Il rischio trasferimento
Dopo il rinvio a giudizio e in vista della doppia tornata alle urne – prima le politiche e poi le comunali – il commissario straordinario Giacomo Barbato potrebbe valutare l’opportunità di trasferire i 13 impiegati accusati di assenteismo in differenti uffici dell’ente di palazzo Baronale. Per evitare pericolose analogie con il passato, in attesa della sentenza di primo grado.