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Senza fratellanza non c’è libertà
AGORÀ
9 maggio 2020
Senza fratellanza non c’è libertà
Giovanni Ruggiero

Giovanni Ruggiero*

Sollecitato dall’editoriale del direttore di Metropolis a specchiarmi in queste parole che raccontano la verità che vola sulle ali di un pipistrello diventato vettore dei nostri limiti, detonatore delle nostre paure, secondino delle nostre libertà, mi lascio provocare una riflessione che da giorni è prima ascolto di ciò che avverto intorno a me e poi raccolta di pensieri che condivido per affinità, valore e speranza. Il coronavirus ha chiaramente scosso le nostre vite, interrotto e smarrito le nostre sicurezze. Il nostro tam tam quotidiano è stato stravolto e come tutti i traumi non era prevedibile. Non eravamo preparati e nessuno ci credeva veramente, nemmeno se avessimo avuto un avviso di chiamata. E come accade in tutti gli incubi siamo stati obbligati ad aprire gli occhi per svegliarci dal sonno.

Meglio di tutto ciò è spiegato da Recalcati che afferma che possiamo svegliarci dal sonno del nostro iperattivismo. Questo consumare avido e ingordo di tutto, di cose e persone. Come criceti in una ruota dove, sia piccoli che grandi, avevamo un solo obiettivo: il profitto. Alla fine pensa un attimo che questo “ci dovevamo fermare” che canta così bene la Gualtieri nella sua poesia famosa del 9 marzo era solo il pio desiderio di qualche stressato. Speriamo che si fermi il mondo: ora è diventato realtà, il mondo si è fermato veramente. Un altro risveglio a cui siamo stati costretti è stato il trauma della pandemia e quello dell’illusoria presunzione del nostro essere proprietari della libertà. Una libertà che io definisco autistica. Una sorta di delirio dell’io. Proprio nel momento in cui viviamo l’esperienza della privazione di spazi, della compressione dei diritti, della mancanza di relazioni, scopriamo che abbiamo abusato del libero arbitrio divenuto un dio e, oggi più che mai a partire dalla solitudine delle nostre case, bisogna recuperare una direzione. Pensiamo un attimo: cos’è il panico? Una mancanza di riferimento, uno smarrimento esistenziale e psicologico.

Bisogna recuperare una direzione verso una libertà pensata ovvero consapevole dei propri limiti, capace di relazionarsi in maniera ecologica con persone e cose. Una libertà fondata su un umanesimo possibile. Uguaglianza e libertà sono sorelle orfane senza respiro né futuro se non c’è la fratellanza. La storia delle pandemie, che è storia dell’umanità, è più frequente e più antica di ciò che pensiamo. Galeno racconta di Roma, le crociate furono portatrici della lebbra. E fu una nave ancorata a Marsiglia che portò la peste nera.

La spagnola fece cento milioni di morti, più delle guerre. Cosa insegna la storia? Ogni peste ha posto l’uomo dinanzi a delle scelte, in certi momenti verso un rinnovamento o rinascimento politico, umanistico, economico, culturale, scientifico. Altre volte abbiamo assistito a restaurazioni, dittature, guerre, muri. La stessa scienza ha fatto grossi salti in avanti dinanzi alla crisi e nello stesso tempo ha lavorato e lavora per creare strumenti di morte. La prima lezione della storia è che se vogliamo che l’uomo progredisca c’è bisogno di meraviglia e umiltà. E allora da dove ripartire? Si parta dall’uomo che è misura del nostro progetto personale e collettivo. Ancor di più partire dai più deboli che per motivi diversi sono stati colpiti dal coronavirus. Gli anziani e i bambini innanzitutto. Ciò deve diventare una visione, un progetto politico.

La politica deve occuparsi di ciò che è umano e di ciò che è fragile. Per non cadere nel delirio dell’io serve la consapevolezza di capire che siamo in un sistema, stare insieme è dono e responsabilità. La vera rivoluzione è quella di una mentalità ecologica, soprattutto in campo economico. Nessuno si salva da solo, nemmeno nell’economia. La gradualità con la quale ci sarà l’approccio nella normalità può farci scegliere ciò che è giusto ed essenziale. Il rischio della sbornia da rientro è forte: solo la coscienza di ciò che viviamo ora e del tanto ricevuto può farci seminare per le future generazioni. In altri tempi queste sarebbero state parole di calda utopia, oggi divengono la possibilità di una svolta epocale. Ottimista? Pessimista? Voglio essere realista. Non sarà facile ma è possibile. E’ un’occasione unica. Dipende da noi.

(*Ex sindaco Piano di Sorrento)

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