Appartenente alla ristretta cerchia degli smartphone “compatti”, mosche bianche in un’epoca di telefoni XL, il Pixel 4a è il successore del Pixel 3a, quindi è il nuovo modello entry level dell’offerta Google.
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Con un prezzo inferiore ai 400 euro, offre un’esperienza utente Android Stock, caratterizzata da grande fluidità in qualsiasi circostanza, e un reparto fotografico dalle performance sorprendenti.
All’interno della confezione di vendita, oltre al telefono, trovano posto un alimentatore USB-C da 18 W, un cavo da USB-C a USB-C, un adattatore da USB-C a USB-A, una guida rapida e la spilletta per aprire il carrellino SIM.
Leggero (143 g) e compatto (68,8 x 147,1 x 8,2 mm), il Pixel 4a è comodo da utilizzare con una solo mano. Ha un design minimal, forse un po’ anonimo, ed è disponibile nella sola colorazione just black. Pare che Google avesse previsto altre varianti cromatiche ma abbia dovuto rinunciare per problemi di produzione legati alla pandemia.
La scocca unibody è in robusto policarbonato, piacevole al tatto e con finitura superficiale opaca, che non trattiene le impronte. Manca qualsiasi classificazione IP di resistenza all’acqua e alla polvere.
Sulla faccia posteriore, in alto a sinistra, leggermente sporgente, il modulo “squircle” che ospita fotocamera e flash LED, poco più sotto, al centro, un preciso sensore di impronte digitali per lo sblocco, posizionato in modo ottimale per essere raggiunto con l’indice. Lo preferiamo agli ormai diffusissimi sensori sotto il display non sempre veloci nel riconoscimento.
Lungo il bordo laterale, a sinistra, lo slot estraibile per la nanoSIM telefonica (oltre a quella fisica è supportata anche una eSIM); a destra, il bilanciere del volume ed il tasto di accensione, che, vezzosamente, è di colore verde acqua; in alto, un sempre utile jack audio da 3,5 mm e il microfono per la soppressione dei rumori di fondo; in basso, una porta USB-C 3.1, il microfono principale e uno dei due altoparlanti stereo (l’altro è nella capsula auricolare frontale), che assicurano un audio di buona qualità ma non potentissimo.
La faccia anteriore, con rapporto screen-to-body dell’83,3%, protetta da un vetro Corning Gorilla di terza generazione, è quasi interamente occupata dallo schermo, che, in alto a destra, ha un piccolissimo foro trasmissivo per la cam frontale, ed è circondato da una sottile cornice nera. Quest’ultima è leggermente più spessa, in basso, e, in alto, ospita la capsula auricolare, affiancata da sensori di prossimità e luce ambientale. Manca un led di notifica ma c’è l’always-on display, che, quando il telefono è in stand-by, mostra sullo schermo l’ora, il meteo e le notifiche delle app.
Il display è un ottimo pannello OLED da 5,8 pollici con proporzione 19.5:9, risoluzione FHD+ (1080 x 2340), densità 443 PPI e supporto HDR. I neri sono profondi, i colori vividi, il contrasto elevato (100.000:1) ma la luminosità, durante il nostro test, ci è sembrata appena sufficiente a garantire una buona visibilità all’aperto sotto la luce del sole. La frequenza di aggiornamento si ferma a 60 Hz.
Sotto il cofano c’è il Qualcomm Snapdragon 730G, un processore octacore con frequenza fino a 2,2 GHz, realizzato con processo produttivo a 8 nanometri. Ad affiancarlo una GPU Adreno 618 e 6 GB di RAM. Presente anche il chip dedicato Titan M per proteggere i dati sensibili e garantire l’integrità del sistema operativo. La memoria interna di tipo UFS 2.1 è da 128 GB, purtroppo non espandibile se non acquistando spazio in Cloud (Google One è gratis per tre mesi, poi a pagamento). Questa dotazione hardware assicura, qualsiasi attività si svolga, compresi i games più impegnativi, un’esperienza d’uso priva di rallentamenti o blocchi. Nel parco sensori ci sono accelerometro, giroscopio, magnetometro e barometro. Non manca l’NFC per effettuare pagamenti contactless con Google Pay.
Più che soddisfacente la qualità delle conversazioni telefoniche, grazie ad un’ottima ricezione, a capsula auricolare e a vivavoce dall’elevata resa e a microfoni con efficace soppressione del rumore ambientale. Per quanto riguarda la connettività manca il supporto al 5G, ma ci sono 4G LTE (DL 600 Mbps, UL 75 Mbps), Wi-Fi (2,4 GHz + 5 GHz, 802.11a/b/g/n/ac, 2×2 MIMO) e Bluetooth 5.0+LE. Per la navigazione assistita, ci sono GPS, GLONASS, Galileo, QZSS e BeiDou.
La batteria integrata da 3140 mAh, anche facendo un utilizzo intenso del terminale, riesce a resistere senza alcun problema dalla mattina presto fino a tarda sera, grazie anche alla funzione adattiva che riduce l’alimentazione per le app che si usano di meno. Non c’è la ricarica wireless ma è supportata quella veloce PD.
Da sempre uno dei punti di forza degli smartphone Google è il reparto fotografico in grado di fare la differenza anche nei modelli entry level, ben al di sopra dei competitors pari prezzo, che scattano foto mediocri, specialmente quando si tratta di scene notturne.
Il Pixel 4a sul retro ha un solo sensore da 12,2 megapixel con tecnologia Dual Pixel, obiettivo con apertura f/1.7 e campo visivo di 77°, stabilizzazione ottica (OIS) e elettronica (EIS) delle immagini. La messa a fuoco è automatica con tecnologia Dual Pixel a rilevamento di fase. A fronte dei sempre più numerosi sensori presenti nei telefoni concorrenti, che spesso fanno male il loro lavoro, a riprova che quantità non sempre è qualità, l’unico sensore del Pixel 4a restituisce foto dai colori accurati e mai saturi, dal grande equilibrio e dall’elevata gamma dinamica.
Gli scatti fatti di giorno non sono mai eccessivamente nitidi e la fotocamera gestisce bene le scene ad elevato contrasto. La funzione HDR+ migliora ulteriormente le foto regolando automaticamente il colore e la luminosità.
In modalità Foto Notturna, in condizioni di scarsa luminosità, vengono scattate più foto con esposizioni diverse e le migliori vengono unite, ottenendo così buoni dettagli e giusta saturazione, con un migliorato bilanciamento del bianco che tiene sotto controllo la temperatura del colore. Con questa modalità è possibile fare, se la notte è limpida, anche bellissime foto del cielo stellato.
La modalità Ritratto aggiunge una sfocatura artistica allo sfondo e funziona anche di notte. È possibile aggiungere un effetto sfocatura anche ai ritratti non scattati con Pixel utilizzando la funzionalità sfocatura ritratto in Google Foto.
Certo non si può negare che manca un grandangolo e che lo zoom digitale, pur facendo un ottimo lavoro, non può essere paragonato a uno ottico.
Di ottima qualità anche la fotocamera frontale da 8 megapixel con ottica a fuoco fisso e apertura ƒ/2,0. L’elaborazione dei selfies è di prim’ordine, producendo scatti mediamente buoni, anche se messa a fuoco fissa e obiettivo con campo visivo di 84° rendono complicati, per chi ha braccia non particolarmente lunghe, le foto di gruppo.
L’interfaccia utente fotografica di facile utilizzo consente tra l’altro di inviare le foto direttamente alle app social di Google e di terze parti preferite.
I video si possono registrare con la fotocamera principale fino a 4K a 30 fps e con quella frontale fino a 1080p a 30 fps.
Altro punto di forza degli smartphone Google è quella di disporre sempre della versione più aggiornata del sistema operativo Android. Al momento in cui scriviamo, sul Pixel 4a c’è la 11 con patch di sicurezza rilasciate il 5 dicembre. Viene garantito l’aggiornamento del sistema operativo e della sicurezza per almeno tre anni.
L’esperienza utente Android raggiunge qui il massimo livello di ottimizzazione con il pacchetto completo delle app Google, tra cui il nuovo Recorder che consente di registrare tutto ciò che si desidera riascoltare in seguito e ottenerne la trascrizione (per ora solo in inglese) e le funzioni avanzate dell’assistente vocale, tra cui Now Playing che riconosce e notifica in tempo reale il titolo del brano in riproduzione da qualsiasi fonte intorno al telefono.
In vendita nello store Google, il Pixel 4a costa 389 euro con spedizione gratuita. È innegabile che a questo prezzo ci siano alternative valide, nessuna di esse ha però la compattezza di questo smartphone, che ha dalla sua anche un’esperienza utente ottimizzata e una sezione fotografica entusiasmante.
Gennaro Annunziata