Torre del Greco. «Prendi i soldi e scappa», raccontava Woody Allen in un celebre film degli anni Settanta. «Prendi i soldi e stacca (la spina)» potrebbe essere il sequel girato – a cinquant’anni di distanza – a palazzo Baronale, la sede istituzionale del Comune. Perché, proprio alla vigilia dell’atteso voto sulla mozione di sfiducia al sindaco Giovanni Palomba, la casta uscita vincitrice dalle elezioni delle 20 euro del 2018 alleggerisce di ulteriori 33.000 euro e spiccioli le casse dell’ente di largo Plebiscito.
I gettoni d’oro
Durante i «giorni caldi» delle trattative politiche per disarcionare lo storico figlioccio della Dc, il segretario generale Pasquale Incarnato ha firmato la liquidazione di pagamento dei gettoni accumulati dagli esponenti di maggioranza e opposizione tra novembre e dicembre. Mesi delicati sotto il profilo economico per migliaia di famiglie e imprenditori di Torre del Greco – come testimoniano i numeri relativi ai buoni spesa distribuiti a cavallo delle festività – ma non gli «eletti» di palazzo Baronale. Complice il bonus-Frulio – la modifica al regolamento grazie a cui è stata introdotta, dietro indicazione dell’attuale capo dell’assise cittadina, la possibilità di cumulo quotidiano dei gettoni di presenza all’interno delle commissioni consiliari – il «lavoro» prodotto dalla casta è costato la bellezza di ulteriori 33.000 euro in soldi pubblici. Con diversi consiglieri comunale arrivati a portare a casa quasi mille euro lordi al mese, senza particolari differenze tra maggioranza e opposizione. Solo a dicembre – a dispetto dei vari giorni di festa – la pasionaria Carmela Pomposo e il pastorello Michele Langella hanno sfondato il muro dei 40 gettoni, superando il limite massimo di 29 liquidabili dal Comune. Per la carovana del buongoverno hanno fatto il «pieno» anche il politico-ultrà Pasquale Brancaccio, il figlio d’arte Antonio D’Ambrosio, la maestrina Iolanda Mennella e l’ex muratore per hobby Carmine Gentile. Saltando tra gli scranni della minoranza, invece, spiccano le 35 presenze del soldato Luigi Caldarola e i 29 gettoni messi in fila da Salvatore Gargiulo e dal camaleonte Ciro Piccirillo. Tre firmatari della mozione di sfiducia al sindaco Giovanni Palomba. L’inetto e sfortunato protagonista di «Prendi i soldi e scappa» applaudirebbe a scena aperta.
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