Napoli. Ricorda un po’ per certi versi il partito dei sindaci del Sud che voleva rifondare Antonio Bassolino. E chissà che l’idea a Matteo Renzi non sia venuta proprio ricordando quel colloquio a porte chiuse in Prefettura a Napoli tenutosi con l’ex Governatore all’indomani delle Primarie al veleno finite a colpi di ricorsi e su cui il partito decise di chiudere gli occhi. Niente lanciafiamme, «nemmeno un cerino» disse allora Bassolino che tuonava per buttare a terra e ricostruire il partito. L’epifania tutte le feste porta via e stavolta, a distanza di mesi da allora, porta via anche la segreteria Pd: ultimi giorni, poi l’ex premier ha intenzione di azzerare l’intera squadra. Entrano giovani, sindaci e di un certo spessore politico.
In prima fila Ciro Buonajuto, il sindaco di Ercolano, delfino di Renzi e di Maria Elena Boschi. Il risultato al Referendum anche nel territorio di Buonajuto, nonostante la visita di Renzi, è stato disastroso, ma Renzi si fida del 38enne che si prepara all’investitura. Dopo la discesa in picchiata del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca battuto anche nei suoi fortini, al centro di gaffe e inchieste e da sempre più interessato alle sorti personali che a quelle del partito, l’ingresso di Buonajuto in segreteria è strategico anche in questo senso.
Arginare De Luca, che avvantaggiato da una classe dirigente inesistente è riuscito anche a salernizzare il capoluogo, e rottamare i capibastone che in Campania, più che in altre regioni hanno dilaniato il partito, più interessati a difendere il pacchetto di voti e potere nel loro personale ‘orticello’ che alla formazione di una nuova classe dirigente che potesse far crescere il Pd locale. Buonajuto l’anti de Luca e l’ariete contro i ras locali Pd. Questo l’obiettivo non solo per la Campania: l’ex premier da una parte ha l’esigenza di dare un segnale forte per rilanciare il partito, dall’altra arginare quei presidenti di Regione ormai divenuti come dei monarca.
Ma nelle regioni del Mezzogiorno, quel mezzogiorno che non ha ‘bocciato’ Renzi e il Pd, il premier gioca la sua partita più importante. «Al Sud abbiamo investito tantissimi soldi e al Sud abbiamo perso clamorosamente» ha detto Renzi in Direzione. E questo vale ancora di più in Campania dove ha messo la faccia con numerosi ‘blitz’ prima durante la campagna elettorale contro de Magistris, poi sul Referendum. Ha scommesso con l’Apple, Bagnoli, Scampia e milioni di euro e ha perso. Punto e a capo, in fibrillazione la classe dirigente locale che attende Roma, dove tutto è in continuo mutamento. Le prossime saranno ore decisive: la segreteria nazionale è legata a doppio filo con la nomina dei sottosegretari in un gioco di equilibriob tra correnti. In pole per l’area dem Emanuele Fiano , che così spegne le speranze di Teresa Armato, mentre Gennaro Migliore (già sottosegretario alla Giustizia) forte dei suoi 22 parlamentari potrebbe essere riconfermato. Pressing, con tanto di trasferta a Roma, dell’asse Casillo-Topo per il segretario regionale Assunta Tartaglione, che come Carpentieri è prossima a tornare a casa. Ma i capibastone locali ormai sembrano non avere voce in capitolo, anzi Renzi ha tutta l’intenzione di scegliere figure per contrastarli. Tra i nuovi ingressi i più accreditati sono i parlamentari renziani della prima ora e vicini al neo mmnistro dello Sport e braccio destro di Renzi, Luca Lotti, che ieri interrogato dai pm sull’inchiesta, nata a Napoli, della corruzione Cosip che lo vede indagato ha negato qualsiasi responsabilità: «Mai saputo delle indagini – ha detto – e quindi non potevo rivelare cose che non conosco».