Chi di scissione ferisce, di scissione perisce. Mdp che aveva lasciato il Pd per dare vita ad una forza alternativa a Matteo Renzi, con una coalizione di sinistra vera e unita, si spacca. Si dividono le strade di Giuliano Pisapia e Roberto Speranza. “Buon viaggio, a me il partitino del 3% non interessa” augura ironicamente l’ex sindaco di Milano, leader di Campo Progressista al coordinatore nazionale di Articolo 1 che controbatte: “Basta perdere tempo, andiamo avanti anche senza di lui”.
Mdp si spacca: 15 parlamentari pronti a lasciare
Neanche 24 ore dopo iniziano le fughe da Articolo 1. Riunione nella serata di ieri a Roma di una quindicina di parlamentari Mdp pronti a lasciare il neonato movimento, abbracciato sei mesi fa, per costituire un altro nuovo gruppo che dialogherà con il Pd e con Angelino Alfano. A confermarlo è il deputato Nello Formisano: “Tradito lo spirito con cui era nato Mdp, che doveva essere un movimento ulivista, di centrosinistra, ampio, plurale ed inclusivo. Invece unendosi a Sinistra italiana ed estromettendo Pisapia si mette in campo esclusivamente una ‘cosa rossa’ che non serve all’Italia, non supererà la soglia di sbarramento e non riuscirà ad entrare in Parlamento. Come ci insegnano anche le esperienze passate di Sinistra Arcobaleno e Rifondazione Comunista, questo genere di operazioni sono capaci di rispondere solo ad una nicchia dell’elettorato”.
Il dialogo col Pd
Insomma da ‘scissionisti’ del Pd a ‘girati’ di Mdp: i transfughi di Articolo 1 ora cercano l’alleanza con Renzi e la rottura con quelli che fino a ieri erano i loro colleghi di partito si paleserà con il voto della legge elettorale. Ci sarà quindi una nuova formazione di Campo progressista che tirerà dentro anche alcuni del Pd e Pisapia contratterà con Renzi alcuni collegi. Diversamente per Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani che anche in occasione della Festa Mdp a Napoli hanno ribadito l’impossibilità a dialogare con Renzi che Baffino, in particolare, vuole ‘distruggere’. “Siamo nati per essere alternativi al Pd e a Renzi e non mi pare ci siano i motivi per un dialogo con chi fa riforme come il Jobs Act e la Buona Scuola – replica Arturo Scotto, deputato e vice coordinatore nazionale Mdp – su cui non vi è stato alcun ripensamento”. Ma su questo Formisano coi suoi mettono le mani avanti: “Per noi il Pd non è mai stato un partito da abbattere, ma un competitor a cui far sentire forte la nostra voce. Il nostro obiettivo è evitare di consegnare il paese alla destra e al populismo e per farlo serve una coalizione capace di candidarsi al Governo del Paese”. Obiettivo che da Renzi a D’Alema si pongono tutti nella sinistra divisa.
In gioco le poltrone
Un’unica lista con nome, simbolo e leadership scelti dai cittadini attraverso un metodo democratico – probabilmente le Primarie – è la strada che Articolo 1 continuerà a percorrere anche senza l’ex sindaco di Milano e i suoi. Proprio l’Assemblea nazionale convocata per il 19 novembre per poi eleggere un migliaio di rappresentanti sul territorio è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. “Non mi permetterei mai di pensare che Pisapia si muove in base alle poltrone – premette Scotto -, ma non è chiaro cosa vuole mettere in campo con i suoi. Noi abbiamo chiesto più volte di mettere su un grande appuntamento democratico, dove cittadini sceglieranno anche la leadership e su questo Pisapia ha più volte rinviato, non possiamo più aspettare Godot. Dobbiamo rispondere alla gente e non al ceto politico”. In gioco ci sono come sempre le poltrone e la corsa alla migliore strategia con la nuova legge elettorale per accaparrarsele. “Ho un lavoro e non ho alcun attaccamento alla poltrona. Capisco che sono ore delicate per il futuro politico di una serie di persone, ma nella vita ci vuole coerenza quando si abbraccia un progetto politico, al di là se si garantisce o meno l’elezione” commenta Michela Rostan, deputato Mdp smentendo le voci di un suo possibile addio e augurandosi un ripensamento di Pisapia.
I dirigenti Mdp: “Anche soli, siamo oltre il 3%”
I militanti Mdp reputano quello dei prossimi transfughi “un suicidio perché Renzi non è uno che mantiene i patti” mentre i dirigenti sottolineano che con Pisapia o senza il loro “sarà un movimento con percentuali ben oltre il 3%”. “Senza Pisapia non perdiamo nulla perché le nostre percentuali le faranno gli elettori” dice Scotto, “Stiano tranquilli, anche a noi non interessano le percentuali irrisorie” aggiunge Rostan. “Stiamo aprendo circoli e in tanti nei consigli comunali hanno aderito a Mdp – sottolinea Elisabetta Gambardella, coordinatrice Mdp Napoli – proprio perché abbiamo scelto di essere discontinui al Pd, non siamo noi ad aver cambiato idea. Spero che tutti si ravvedano perché in gioco non ci sono i destini personali, ma qualcosa di molto più importante, ovvero il futuro della sinistra e di quei cittadini che non ci votano più”.