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Torre del Greco rischia il collasso socio-economico, ma la Casta del Comune si aumenta lo stipendio
CRONACA
10 febbraio 2019
Torre del Greco rischia il collasso socio-economico, ma la Casta del Comune si aumenta lo stipendio
Alberto Dortucci Alberto Dortucci

Torre del Greco. Se il Comune fosse un’azienda privata, alla luce dei disastrosi risultati registrati fino a oggi, sicuramente scatterebbero i primi licenziamenti. Invece, a palazzo Baronale, il mondo sembra girare al contrario: la città è ridotta al collasso – stritolata tra un’emergenza rifiuti senza fine e l’assoluta mancanza di un reale progetto di rilancio – e la casta guidata dal sindaco Giovanni Palomba si aumenta lo «stipendio». Esattamente. Mentre si moltiplicano le proteste per i disagi e i disservizi registrati all’ombra del Vesuvio, l’unica «manovra» portata a termine dalla maggioranza uscita vincitrice dal ballottaggio del 24 giugno 2018 rischia di costare l’ennesimo salasso alle casse dell’ente di largo Plebiscito. Perché – al termine di un certosino lavoro orchestrato dall’avvocato Gaetano Frulio, presidente della prima commissione consiliare – la «carovana del buongoverno» si è approvata una modifica destinata a scatenare polemiche e malumori.

Gli sprechi record

Già il 2018 si era chiuso all’insegna dei conti in rosso in municipio. Gli esponenti di maggioranza e opposizione – solo grazie ai gettoni di presenza all’interno delle commissioni consiliari, in attesa della stangata dei rimborsi – erano costati la bellezza di 45.000 euro in quattro mesi, una media leggermente superiore agli 11.000 euro ogni 30 giorni. Una somma ritenuta, evidentemente, insufficiente a ripagare il «lavoro» svolto dalla casta di palazzo Baronale. E in attesa di vedere i frutti dell’impegno profuso in municipio, la squadra di governo cittadino si è regalata un «premio produttività» sotto forma di una modifica solo apparentemente innocua. A confermare la tesi secondo cui, volendo, i consiglieri comunali dell’attuale maggioranza sono capaci di trovare la soluzione a un problema.

Il cumulo dei gettoni

Fino a gennaio, i consiglieri comunali avevano diritto a un gettone di presenza per la partecipazione alle commissioni consiliari e il «riconoscimento economico» non era cumulabile: in pratica, ogni «visita» a palazzo Baronale costava 32,50 euro alle casse dell’ente di largo Plebiscito. Così, considerati cinque giorni di attività a settimana, ogni consigliere comunale poteva raggiungere – a seconda dei mesi – un massimo di 23 presenze, in caso di «cartellino timbrato» a ogni occasione: i vincoli imposti dal precedente regolamento comunale, dunque, non consentivano alla casta di arrivare a portare a casa il massimo di un quarto dell’indennità mensile riconosciuta al sindaco. Penalizzati, in particolare, i professionisti «costretti» a lasciare le proprie attività per poche decine di euro. Qui, il lampo di genio: introducendo la cumulabilità dei gettoni, i consiglieri comunali potranno partecipare a diverse riunioni al giorno, diminuendo il numero di visite a palazzo Baronale e aumentando – al tempo stesso – lo stipendio a fine mese. Per carità, tutto legittimo e previsto dalle norme attualmente in vigore. Ma la «tempistica» scelta dall’amministrazione comunale rischia di accentuare il crescente malumore all’ombra del Vesuvio provato dai disastri registrati dall’insediamento del successore di Ciro Borriello alla guida della quarta città della Campania.

Il salasso del 2019

Facendo due rapidi conti, ogni consigliere comunale potrebbe accumulare una trentina di gettoni al mese, mettendo da parte un ulteriore «gruzzoletto» variabile tra i duecento euro e i trecento euro al mese. Somme destinate, alla fine, a pesare – casomai tutti gli esponenti di maggioranza e opposizione dovessero raggiungere il limite massimo di un quarto dell’indennità mensile riconosciuta al sindaco – circa centomila euro all’anno alle casse del Comune. Numeri da fare tremare i polsi a chi, legittimamente, teme la «ricaduta» sull’opinione pubblica. Non a caso, sia il presidente del consiglio comunale Felice Gaglione sia Mario Buono – l’esponente dell’opposizione a capo della commissione trasparenza – avrebbero proposto ai rispettivi schieramenti di mettere in campo qualche iniziativa per rendere effettivamente «fruttuose» le riunioni delle commissioni consiliari. Perché, al netto di emolumenti e privilegi, c’è un dato incontrovertibile sotto gli occhi di tutti: in sette mesi di amministrazione comunale targata Giovanni Palomba, Torre del Greco è precipitata in un baratro senza precedenti. Ma, al posto dei licenziamenti, in municipio sono scattati gli aumenti di stipendio.

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