Torre del Greco. «Cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia», recita la proprietà commutativa dell’addizione. Ma il sindaco Giovanni Palomba deve avere dimenticato le regole basilari della matematica, con inevitabili ripercussioni sulla sua esperienza a palazzo Baronale. Perché scaricando i dissidenti guidati dalla coppia formata da Luigi Caldarola e Ciro Piccirillo e imbarcando i «costruttori» Luigi Mele e Nello Formisano non è riuscito a riportare equilibrio in maggioranza. Anzi.
Le prime avvisaglie si erano già avute durante l’ultimo consiglio comunale, quando l’ex assessore ai lavori pubblici di Ciro Borriello frenò sul progetto del centro servizi della Nu in viale Sardegna. Ma il vero strappo si è consumato durante l’incontro convocato dal primo cittadino per discutere – alla presenza del dirigente dei servizi finanziari del Comune, Massimiliano Palumbo – variazioni di bilancio e investimenti.
Conti alla mano, la carovana del buongoverno potrebbe movimentare – attraverso manovre economiche – circa 500.000 euro, mentre i 18 milioni del fondo di amministrazione sarebbero disponibili dopo l’approvazione del rendiconto di gestione. Proprio sulla somma immediatamente disponibile sono state registrate differenti visioni di investimento tra gli alleati, con l’ex senatore arrivato a «tirare le orecchie» alla fascia tricolore davanti al funzionario: «In questo momento, avremmo bisogno di un sindaco in grado di indicare le priorità programmatiche», il concetto capace di fare sbottare Giovanni Palomba.
Pronto a congedare tutti gli «estranei» alla coalizione – il primis, il dirigente dei servizi finanziari del Comune – e a proseguire il summit solo con i consiglieri comunali e gli assessori (assenti Gennaro Polichetti e Cinzia Mirabella, sostituita dal marito Gerardo Mazzeo). E qui Nello Formisano avrebbe ricordato il «peso» di Alleanza Democratica – il gruppo di cui fanno parte anche Michele Langella, Annalaura Guarino e Lucia Vitiello – e rivendicato spazio decisionale rispetto ai gruppi meno rappresentati in maggioranza.
Un chiaro riferimento al capo dell’assise – promotore della linea degli investimenti per la progettazione – e un implicito avvertimento a Giovanni Palomba. Come a dire: «Il nostro gruppo conta 4 voti in consiglio comunale». Né più né meno le parole pronunciate dai dissidenti a gennaio. Perché «cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia». Pure in politica.
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