Nelle mani di Chiara i capelli di quello che credeva suo amico, strappati in un tentativo di estrema difesa: un particolare che restituisce tutta la violenza di un delitto efferato, confessato da un giovanissimo killer, che poi se n’è andato e ha abbandonato il corpo della vittima tra i cespugli. Atto “feroce e disumano”, secondo l’avvocato della famiglia Gualzetti, Giovanni Annunziata, che non crede all’ipotesi del gesto di un pazzo, ai racconti su un “demone” che lo avrebbe spinto alla violenza: “Non c’è follia. Dalla ricostruzione degli eventi una persona cha ha la lucidità di cancellare le chat, di tornare a casa e di rispondere al cellulare come se nulla fosse accaduto è poco compatibile con la follia”, ha detto all’esterno del tribunale per i Minorenni di Bologna, mentre dentro era in corso l’udienza per l’indagato, fermato nella notte tra lunedì e martedì per un omicidio commesso domenica mattina sulla collina dell’Abbazia di Monteveglio.
Il sedicenne ha ribadito la confessione già fatta nell’interrogatorio davanti agli inquirenti insistendo, secondo quanto si è appreso, sulla presenza demoniaca che lo avrebbe spinto a colpire. Il Gip ha convalidato il fermo e ha disposto la custodia cautelare in carcere, come chiesto dalla Procura per i minori guidata da Silvia Marzocchi, confermando anche l’aggravante della premeditazione. Per la Procura, che coordina le indagini dei carabinieri, la ragazza intorno alle 10 di domenica è stata colpita ripetutamente con un coltello da cucina, con una serie di fendenti di punta e di taglio. Le ferite al collo saranno esaminate nel corso dell’autopsia, conferita oggi e prevista per venerdì, così come le altre lesioni sul corpo della ragazza, che sarebbe stata anche picchiata a mani nude dal giovane. Lui le aveva dato appuntamento, l’ha portata vicino al bosco e l’ha aggredita, ha detto. Le immagini delle telecamere di sorveglianza di una casa vicina a quella dove vive la famiglia di Chiara, acquisite agli atti, li mostrano qualche minuto prima che tutto succedesse, mentre camminano uno accanto all’altro in strada, un po’ distanziati tra loro.
Sul movente restano dubbi. Ci sono le parole confuse e irrazionali, riferite agli investigatori, dall’indagato. Da un lato il “fastidio” per il fatto che lei era attratta da lui, che non ricambiava. Dall’altro le “presenze demoniache” sentite dall’assassino, unite al desiderio della ragazza di morire, in qualche insensata maniera esaudito. La Procura valuta di mettere tutto in mano a un perito psichiatrico, ma non lo ha ancora formalizzato. La famiglia di Chiara, intanto, non si dà pace e chiede giustizia, che non vengano fatti sconti di pena. La custodia in carcere, ha spiegato l’avvocato Annunziata, “è una decisione che tutela nell’immediatezza l’esigenza di giustizia, ma si tratta di una tutela temporanea”. L’obiettivo “è una sentenza di condanna proporzionata all’efferatezza e alla ferocia di quello che definisco un gesto disumano”, ha aggiunto. “Sicuramente Chiara si fidava di lui. È praticamente un amico di famiglia. Un ragazzo che ha fissato un appuntamento, come mi raccontava il padre ieri sera, è andata a prenderla a casa.
Quale migliore condizione di serenità per un genitore sapere che la figlia va a fare un giro accompagnata da un amico. Se questa è la premessa nessun genitore potrebbe mai immaginare un epilogo di questo tipo. È disumano immaginare una cosa del genere. Non è un comportamento umano”, ha ripetuto. Il difensore dell’indagato, l’avvocata Tanja Fonzari, è andata via dal centro di giustizia minorile senza parlare, scortando in silenzio la madre del suo assistito. La donna, arrivata per stare vicina al figlio in tribunale, prima di entrare ha detto di sentirsi “dentro una bolla”, facendo capire di essere sotto choc per l’enormità di quello che è successo.