Ercolano. Neanche il tempo di varcare la soglia del carcere per scontare la condanna all’ergastolo incassata per gli omicidi di Gaetano Pinto e di «ciuffo bianco» Ettore Merlino e già è tornato a casa, agli arresti domiciliari per gravi motivi di salute. Nuovo colpo di scena nella storia giudiziaria di Vincenzo Lucio, noto come «paglialone» e ritenuto un colonnello del clan Iacomino-Birra: a due mesi dall’ultimo arresto – scattato all’indomani della sentenza con cui la suprema corte di Cassazione ha cristallizzato il carcere a vita deciso dalla corte d’assise d’appello di Napoli – il giudice di sorveglianza di Napoli ha accolto il ricorso presentato dall’avvocato Giovanni Abet e ha nuovamente accordato, a dispetto del parere negativo del pubblico ministero, il beneficio degli arresti domiciliari al 64enne di Ercolano.
Dentro e fuori
Il provvedimento arriva al termine di un anno decisamente «tribolato» sotto il profilo sanitario per Vincenzo Lucio: il colonnello del clan Iacomino-Birra già due volte si era visto accordare i benefici di legge per le sue condizioni di salute, ritenute incompatibili con la detenzione in carcere. Ma la condanna all’ergastolo per i due delitti avvenuti a distanza di una settimana – il primo a Ercolano, il secondo lungo via Nazionale a Torre del Greco a due giorni dalle elezioni del 2007 – a fine aprile aveva spalancato nuovamente le porte del carcere per «paglialone». Ora, il nuovo colpo di scena per consentire cure adeguate alle delicate patologie di cui soffre il ras di camorra.
L’ultima sentenza
L’omicidio di Gaetano Pinto e di Ettore Merlino – entrambi ritenuti al soldo del clan Ascione – si inquadravano nella faida in corso all’ombra del Vesuvio tra le varie organizzazioni camorristiche del territorio. Secondo le dichiarazioni di cinque pentiti, Vincenzo Lucio – condannato per omicidio volontario premeditato – avrebbe partecipato attivamente ai delitti, con buona pace delle dichiarazioni di alcuni testimoni oculari secondo cui il sessantaquattrenne non fosse presente sul luogo degli agguati. A inchiodare il ras del clan Iacomino-Birra sono state – come riportato nelle 14 pagine delle motivazioni dell’ultima sentenza – le dichiarazioni di 5 collaboratori di giustizia. Pronti a confermare le accuse a carico di Vincenzo Lucio. Condannato all’ergastolo per due omicidi, ma ora già tornato a casa nella città degli Scavi.
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