Una nuova e importante conferma del trend di discesa della curva epidemica da Covid-19 in Italia arriva dagli ospedali pediatrici: in una settimana si è infatti registrato un crollo dei ricoveri per i bambini colpiti dal virus, pari al -30%. Un dato positivo, mentre resta sostanzialmente stabile l’occupazione dei posti letto per pazienti Covid nei reparti ospedalieri ordinari e nelle terapie intensive. A pesare sempre di più, ora, sono però le conseguenze della malattia, ovvero i disturbi del cosiddetto long Covid che hanno determinato un boom di richieste per cure e assistenza con un carico ulteriore per i nosocomi. Migliora dunque, rileva l’Associazione degli ospedali pediatrici italiani (Aopi), la situazione relativa ai bambini.
Negli ultimi sette giorni, per la prima volta da settimane, si assiste infatti ad una netta discesa dei ricoveri per Covid di bambini e ragazzi da zero a 18 anni, pari a -30%. Nella settimana fino al 21 febbraio sono stati ospedalizzati in 122 contro i 172 della scorsa settimana, di cui 119 in area medica e 3 in terapia intensiva. Quello attuale è un quadro in evoluzione nel quale i parametri epidemici continuano a scendere ad eccezione del numero dei decessi, ultimo parametro a decrescere, come evidenziano anche i dati del bollettino giornaliero del ministero della Salute.
Nelle ultime 24 ore le vittime sono infatti 322 (ieri 201). Sono invece 60.029 i nuovi contagi (ieri 24.408). Con 603.639 tamponi effettuati, inoltre, il tasso di positività è sceso al 9,9%, in calo rispetto al 10,5% di ieri, e registrando una forte diminuzione rispetto al picco del 26,89% rilevato l’8 gennaio. Quanto agli ospedali, sono 896 i pazienti ricoverati in terapia intensiva, 32 in meno rispetto a ieri, ed i ricoverati nei reparti sono 13.076 (-299). Trend evidenziato anche, su base giornaliera, dall’Agenzia per i servizi sanitari regionali (Agenas), che rileva come a livello nazionale è ferma al 10% la percentuale di posti letto in intensiva occupati da pazienti Covid, così come è ferma al 20% l’occupazione dei reparti di area medica. I dati Agenas, aggiornati al 21 febbraio, evidenziano, per entrambi i parametri, una crescita in Calabria, dove raggiungono il 14% e 31%. A superare la soglia del 10% dei posti in intensiva sono invece 9 regioni. Uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità ha inoltre rilevato che i decessi per Covid tra i non vaccinati non sono soltanto molto più frequenti che tra i vaccinati, ma riguardano persone più giovani e con meno patologie: l’età dei deceduti non vaccinati è in media 77 anni, contro 85 anni per i vaccinati. Mentre le curve migliorano, esplode però la domanda negli ospedali per le cure contro il long Covid, con un sovraccarico per le strutture. Secondo i dati del Rapporto ‘Ospedali&Salute’ dell’Associazione italiana ospedalità privata (Aiop), infatti, in 6 casi su 10 i pazienti segnalano sintomi di long Covid, nel 20% dei casi seri. Intanto una notizia rassicurante arriva dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). La sottovariante di Omicron BA.2 non causa forme più gravi di malattia rispetto alla variante Omicron Ba.1. Ed un nuovo studio su Nature Medicine evidenzia che tre dosi del vaccino anti Covid-19 di Moderna proteggono al 99% contro ricoveri e malattia grave, sia nel caso dell’infezione da variante Omicron sia da Delta; è invece più bassa la protezione dal contagio, che nelle persone immuncompromesse supera di poco il 29% entro 60 giorni dalla terza dose. In questo contesto, partirà in Italia dal primo marzo la somministrazione della ‘quarta dose’ booster per i soggetti fragili con “marcata compromissione della risposta immunitaria”. Si tratta, si indica nella circolare per l’avvio delle somministrazioni booster firmata dal commissario Francesco Figliuolo, di una platea di 889.999 persone in tutta Italia.