Due sartorie abusive nel cuore di Terzigno chiuse nel giro di una settimana. Un giro d’affari illecito che da tempo va avanti, nonostante le continue operazioni delle forze dell’ordine. Nell’hinterland vesuviano sono sempre più diffuse le fabbriche tessili, spesso aperte all’interno di scantinati e mini appartamenti, adibiti a centri di produzione per il «taglia e cuci». Aziende per lo più sconosciute alle istituzioni che vengono aperte con il chiaro intento di confezionare abiti da poi immettere sul mercato parallelo. L’ultima operazione messa a segno dai carabinieri della stazione Parco di Boscoreale, insieme ai militari dell’Arma della stazione di Terzigno, ha portato alla chiusura di due opifici tessili in appena una settimana. I controlli da parte dei militari del gruppo forestale, coordinati dal maresciallo De Prisco, si sono concentrati nei giorni scorsi all’interno di una sartoria gestita da un imprenditore di 44 anni di nazionalità cinese. Un’attività avviata senza alcuna autorizzazione, che per mesi è andata avanti senza alcun controllo. I militari dell’Arma hanno sequestrato il centro di produzione degli abiti che era completamente abusivo. Il titolare è stato denunciato alla procura della Repubblica di Nola per reati inerenti la gestione illecita dei rifiuti speciali, nella sala dove venivano confezionati gli abiti le forze dell’ordine hanno trovato decine di ritagli di stoffa che andrebbero smaltiti seguendo particolari procedure. Non è il primo opificio tessile a finire sotto la lente di ingrandimento delle forze dell’ordine, una settimana fa un blitz congiunto dei carabinieri della stazione Parco e dei militari dell’Arma della stazione cittadina portò al sequestro di un’altra struttura dove venivano confezionati abiti in maniera illecita.