«In questa battaglia tra Regione, Governo ed Europa, noi e le nostre famiglie siamo le uniche vittime, le cavie di un processo che porterà all’estinzione dei piccoli ormeggi per favorire le grandi società». È questo il grido d’allarme lanciato dal Consorzio Nautico Oplonti di Torre Annunziata composto dagli attuali concessionari, o per essere più precisi ex concessionari oggi ad interim dopo la proroga fino al 31 dicembre 2024 delle concessioni, che sono stati investiti dalla direttiva Bolkestein ed oggi vivono col fiato sospeso e con l’incertezza del domani, senza conoscere cosa ne sarà del proprio futuro. «Ogni anno diamo lavoro a circa 90 famiglie del territorio, in una realtà cittadina in cui di lavoro ce n’è poco. Spesso sono ragazzi giovani, con figli piccoli, che conoscono solo il mare e vivono di questo. Cosa ne sarà di loro? Nessuno si è posto il problema di cosa ne sarà di queste famiglie. Chi subentrerà non ha alcun obbligo di assunzione degli attuali dipendenti, mentre noi abbiamo sempre preferito dare lavoro ai nostri concittadini in difficoltà – spiegano i consorziati – Dalla semplice penna ai beni di genere alimentare, dall’elettricista all’imbianchino, ci siamo sempre rivolti ad aziende e professionisti torresi per promuovere l’economia locale dando vita ad un indotto che così facendo sarà smantellato». Il porto di Torre Annunziata è uno dei pochi in Italia gestito dalla Regione e non dall’autorità portuale con il Comune oplontino che, a dispetto di quello limitrofo di Torre del Greco che ha richiesto e ottenuto qualche mese fa le funzioni amministrative relative al rilascio di concessioni di beni del demanio marittimo nell’ambito portuale di rilevanza regionale ricadente nel proprio territorio, non ha abrogato a sé la materia complicando ulteriormente la situazione degli ormeggiatori e la loro interlocuzione con le istituzioni, con la pubblicazione dell’ultimo bando da parte della giunta regionale per l’assegnazione di 10 concessioni che ha scatenato ulteriormente la polemica. «Ci sentiamo le cavie di un esperimento», spiegano gli ormeggiatori amareggiati e arrabbiati a cui si aggiunge il commento dell’avvocato Giovanni Micera, che rappresenta il Consorzio Nautico Oplonti. «Il bando pubblicato innanzitutto è una corsa contro il tempo, pubblicato a inizio anno e con scadenza per il 31 gennaio, ma soprattutto finisce per smentire sé stesso», spiega il legale. Nel documento prodotto dalla Regione Campania per l’assegnazione delle 10 concessioni, infatti, viene precisato come l’articolo 118/2022 ha stabilito il divieto agli enti concedenti di procedere fino all’emanazione dei bandi di assegnazione in aree ricadenti nel demanio marittimo fino all’adozione dei relativi decreti legislativi, creando di fatto un paradosso. La Regione Campania ha inoltre indicato nella data del prossimo 30 giugno 2024 il termine entro il quale conta di completare la procedura, creando di fatto un ulteriore zona grigia tra gli attuali concessionari ad interim e i loro, eventuali, successori. Fino a quella data, infatti, gli ormeggiatori sono a tutti gli effetti autorizzati ad espletare i loro servizi ma non è chiarito, in caso di subentro da parte di nuove società, cosa accadrebbe con l’utente che ha già sottoscritto un contratto. «Già diversi cittadini si sono rivolti a noi in vista della prossima stagione estiva ma abbiamo dovuto rinunciare a stipulare un accordo a causa della situazione di incertezza, con conseguenti danni economici». Geograficamente strategico, quello torrese è l’unico porto dell’area che ha ancora costi modici per i cittadini, permettendo anche a persone non ricche ma piccolo-medio borghesi di poter fittare un posto barca. L’aumento dei canoni e l’avvento delle grandi società di capitali spazzerà via tutto questo, ed è la legge del mercato a dirlo. La riduzione degli anni delle concessioni, l’aumento dei costi per gli ormeggiatori e le gare d’appalto a cui potranno partecipare grandi società di capitale, farà lievitare i costi anche sull’utenza per ormeggiare le barche spazzando via il piccolo cittadino favorendo la nautica di lusso». Quella degli ormeggiatori è da sempre una sub-popolazione sommersa, caratteristica delle città sulla costa e in particolare nei piccoli porti del sud Italia, ma che ogni anno dà lavoro a migliaia di persone. Sono uomini e donne che ogni giorno, specialmente nei mesi estivi, si alzano ancor prima delle prime luci dell’alba e portano sui volti e sulle mani i segni dell’esposizione prolungata al sole e al mare, spesso figli o nipoti di vecchi pescatori e dei primi ormeggi nati nelle loro città, famiglie che da oltre mezzo secolo si tramandano la cultura del mare. Una categoria che, così facendo, sembra destinata all’estinzione assieme alla millenaria tradizione marittima a favore della globalizzazione.
CRONACA
11 gennaio 2024
Torre Annunziata, sos concessioni demaniali: a rischio 90 posti di lavoro